lunedì 29 giugno 2020

Francesco Dalessandro


ANTIFONA DELLA STRADA SBAGLIATA
(da Robert Frost)


Arriva un giorno che di fronte
a due strade ci pone e possiamo
seguirne una sola, sperando
che la vita di nuovo a quel bivio
ci riporti, dubbiosi che accada.
L’istinto, alla prima, che, incerti,
vediamo inoltrarsi nel bosco –
tra i rami, ombra e luce giocando –
ci spinge, ma oscura e paurosa
ci appare. Così, nella verde
pianura, tra l’erba, noi l’altra,
l’usuale prendiamo: il cammino
più sicuro, l’aperto orizzonte
promette il sereno e la notte
una candida luna conforto.
Ma il sentiero più impervio
a ogni passo diventa, faticoso
camminare, e grande sconforto
una notte senza luna ci porta.
Ah, perché non seguimmo
la via fresca del bosco? perché
non scegliemmo quell’ombra
feconda e vitale invece del sole
che strema la vita? Il coraggio
ci venne a mancare. A ogni bivio
della vita, quasi sempre
scegliamo la strada sbagliata.



venerdì 26 giugno 2020

Gabriele D'Annunzio


LA SABBIA DEL TEMPO
Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.
E un’ansia repentina il cor m’assalse
Per l’appressar dell’umido equinozio
Che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L’ombra crescente d’ogni stelo vano
Quasi ombra d’ago in tacito quadrante.


da Alcyone

mercoledì 24 giugno 2020

Francesco Varano

LA FONTANA DELLE ROSE

                                          A Giuseppina Fuscaldo, mia mamma


[...]

Amo questo opaco mattino. Io
mi ricordo delle albe estive in cui
soccorrevi noi figli - l'aria è fresca
e vi fa bene - tu dicevi, accompagnandoci
verso la collina della Contessa di Maida,
e in quel passaggio matinatevole ci sembrava
di conoscere il mondo dalle tue labbra,
e sorridendo ci facevi pensare e indovinare
nomi e luoghi quasi dovessimo apprendere
i tuoi pensieri di pietà, di doveri, dell'aldilà
ti amavamo ma eravamo scolari tuoi persi
in quei significati a te tanto cari, appresi
dai tuoi avi nelle veglie accanto alla ruota
del braciere. Ti avevano insegnato né ira,
né discordia: perciò ti accompagnavi alla speranza.
Anche nei miei scherzi futuri un po' crudeli risplendeva
una certa bontà. Nei tuoi sentimenti c'era l'incanto
di quelle albe e delle notti in cui seguivi il respiro nostro
per farci riposare tranquilli nell'oscurità tanto estranea!

[...]

estratto da La fontana delle rose 
(in Un aculeo bianco nella notte, antologia, "Il filo rosso")

lunedì 22 giugno 2020

Alessandro Ceni



NEL LETTO PRATO

Nel letto prato macchina carbonizzata rotolante degli amanti
un fantasma distende le gambe,
in questa camera
due corpi non si sono risparmiati
né spento luce o aperto la trappola
in cui sono cascati
eppure entrambi sapendo
dall’ombra della stanza abbracciata
dei fulmini a banderuola sul tetto
e ancor più della loro rovina
curiosa e pettegola
con un recinto da orto per occhio.

da Parlare chiaro. Tutte le poesie, puntoacapo, 2012

venerdì 19 giugno 2020

Francesco Dalessandro


MUSA SPLENDENTE
(da Keats)


Come posso allontanarne il ricordo
dagli occhi che l’hanno posseduta
la mia musa splendente? 
Come posso cancellarne la scia
di cenere e brace dalle dita?
Anche il tatto ha memoria.
Come ucciderla in me
per liberarmi e liberato
tornare alla mia libertà,
quando ancora la bellezza  
mi prendeva ma senza catturarmi?
Come spegnere il mio desiderio
che vuole amarla piegando
la sua forza intellettuale
e divina, oh divina, per me?
Io come potrò, come posso
dimenticarla? Ma non è
più filosofo l’uccello
del mare che col vento
sfiora l’onda, l’acqua che geme.


Cari lettori, causa un trasloco che si protrae, sono privo di tutti i miei libri, i quali sono inscatolati e chiusi in un deposito, chissà dove. La loro assenza non mi consente di variare troppo la programmazione di questo blog. Me ne scuso.


mercoledì 17 giugno 2020

Jude Stéfan


XXI

Sarai più bella di quanto non voglia
l’ombra di te stessa e silenziario
io se non animo la tua successione? Una
vedova di carezze una moglie
da marito incontemplata? Chi faceva
infiammare le tue guance di pudica
collera chi i tuoi sogni d’uccelli lenti
e folli popolava tra i viventi chi
t’innalzò per rimorire? Attorta fremente
sul mio letto cerchi di dimenticarlo
un tempo di dimenticarmi lasciandomi
     straziato da un selvaggio amore

da Alma Diana, Il Labirinto, 2000

lunedì 15 giugno 2020

Domenico Adriano

L'ULTIMA POESIA NACQUE



L’ultima poesia nacque
in forma di sarcofago. Nei campi
fioriva la sulla, un uomo
se ne stava seduto
all’ombra duna quercia, al suo fianco
una donna si apriva
presa in un dolce riso.
Lei correva,
lui la teneva stretta, nel carnato
di raso le ore colme.
Era un giorno d’aprile, di lontano
qualcuno ancora vede 
il poeta incamminarsi con l’amante.

Cerri, 30 aprile 2020

venerdì 12 giugno 2020

Francesco Dalessandro


VERSI PER UNA MUSICISTA  
(parole di Alessandro)  


Non si è mai visto che una poesia abbia cambiato le cose.
Cesare Pavese

                                             
«I versi che le scrivo (e non per farmi
amare, no, chi crede ancora al loro
potere seduttivo? io scrivo quando
la partita è già persa) lei li legge
un po’ distratta, appena lusingata
di averli meritati, e li abbandona
sotto un bicchiere colorato vuoto
o un vasetto di spezie sulla mensola
della cucina o sopra il comodino
come un piccolo oggetto, un anellino
o un braccialetto di bigiotteria
senza valore perciò poco amato.
Li lascia lì finché i fogli ingialliscono…
Manca soltanto che ci accenda il gas».
  


Se bastassero le parole, tutte le Silvie d’Italia e forse anche d’Europa avrebbero creato sotto casa Leopardi un ingorgo di ammiratrici ammaliate e fedeli.
Alessandro Ricci

mercoledì 10 giugno 2020

Edoardo Ferri

A MIA MADRE


Quando curi le piante
sempre infondi, laboriosa,
una nuova creazione,
il serto dei giorni
nei capelli lucenti,
e ti muovi nel lieto
tepore della veranda
tra ficus e tartarughe;
quel tuo ripetere
lenta gli stessi gesti
è rito involontario,
pazienza e bellezza
ineffabile della tua stanza
dove il sole proietta
ombre nei secoli.

(inedita)

lunedì 8 giugno 2020

Eugenio Montale


DELTA

La vita che si rompe nei travasi
secreti a te ho legata:
quella che si dibatte in sé e par quasi
non ti sappia, presenza soffocata.
Quando il tempo s’ingorga alle sue dighe
la tua vicenda accordi alla sua immensa,
ed affiori, memoria, più palese
dall’oscura regione ove scendevi,
come ora, al dopopioggia, si riaddensa
il verde ai rami, ai muri il cinabrese.
Tutto ignoro di te fuor del messaggio
muto che mi sostenta sulla via:
se forma esisti o ubbia nella fumea
d’un sogno t’alimenta
la riviera che infebbra, torba, e scroscia
incontro alla marea.
Nulla di te nel vacillar dell’ore
bige o squarciate da un vampo di solfo
fuori che il fischio del rimorchiatore
che dalle brume approda al golfo.

da Ossi di seppia



venerdì 5 giugno 2020

Rita Iacomino


(SENZA TITOLO)

Ecco che mi vengono in sogno alberi alti come palazzi
stretti dentro cortili, dentro i ricordi di un’infanzia
selvatica e nuda.
Mi vengono in mente
forse mi seguivano con le loro stille
con i loro getti scomposti dentro un’infanzia di gocce,
lacrime d’ambra senza valore.
Si muovono gli alberi, coi loro piedi pesanti di terra, coi loro                                                                                          legni asciutti
ed è tutto un muoversi dentro
tutto un rincorrersi di giardini parlanti.
Ho paura di trovarmi intrappolata nei giardini
in quei giardini chiusi, con alberi giganti e vivi
vivi, in movimento, sussurranti
coi loro gesti scomposti con le loro lacrime d’ambra.


da Cronache dalla sparizione del mondo, poemetto inedito


mercoledì 3 giugno 2020

Rita Iacomino


UN SOGNO IN IRLANDA

Dormire - prigionieri di libertà sognate
reticolati di cose lente, di passi subacquei
migranti verso terre macerate dagli stagni.
Dormire - dormire nelle paludi (disfarsi)
fino a farsi torba e calore.
Qui, dove tutto è sonno
(meraviglia della superficie compatta che dorme),
una nera progenie
un teatro di marionette
- in dialogo tra denti fossili -

Il tempo dilata gli spazi,
i detriti allontanano gli estuari
i fiumi separano le terre dai mari.


da Cronache dalla sparizione del mondo, poemetto inedito


lunedì 1 giugno 2020

Francesco Dalessandro


PICCOLA ELEGIA NOTTURNA

                                                                          a Laura

Questa che vedi, la
magnolia alta fiorita,
il suo profumo dolce e
così intenso: il cortile
ne è tutto pregno; questi
lampi che in guizzi e
zirli empiono la sera
prossima; quelle nubi
vagabonde e pigrissime; l’esausta
luce che vira in ombra e non ha
più riflessi; il silenzio
brevissimo fra due
suoni che dalla strada
giungono prima di svanire
oltre la curva; tutto,
tutto che senti e vedi
da questa stanza dove
giochi serena io
non so volerlo più se non
per l’età e l’avvenire
che t’aspetta, felice
o no che sia; se non
come un affanno dolce
che assecondi il tuo cuore,
sola speranza lecita per il
prossimo autunno del-
la vita.

da La salvezza, Il Labirinto, 2006


Cari lettori, causa un trasloco che si protrae, sono privo di tutti i miei libri, i quali sono inscatolati e chiusi in un deposito, chissà dove. La loro assenza non mi consente di variare troppo la programmazione di questo blog. Me ne scuso.