venerdì 30 aprile 2021

Kenneth Rexroth

 SPECCHIO VUOTO

 

Finché ci perdiamo

nel mondo delle intenzioni

non siamo liberi. Me ne sto

seduto nel mio capanno

di tre metri quadri. Gli uccelli

cantano. Le api ronzano.

Le foglie stormiscono. L’acqua

mormora sulle rocce.

Il canyon mi circonda.

Se mi muovessi, la rana di Basho

salterebbe nello stagno.

Per tutta l’estate le foglie

dorate del lauro sono cadute nel vuoto.

Oggi mi sono accorto

che una foglia d’acero galleggiava

nello stagno. Durante la notte

fisso il fuoco. Una volta

vedevo città in fiamme,

paesi, palazzi, guerre,

eroiche avventure nei bivacchi

di gioventù. Ora, solo il fuoco.

Respiro con calma. Le stelle

si muovono sopra di me.

Nel buio più completo

c’è solo un piccolo bagliore

tra la cenere. Sul tavolo

resta il calco di una pelle

di serpente e una pietra non scalfita.                      

 

Traduzione di Francesco Dalessandro

mercoledì 28 aprile 2021

Kenneth Rexroth

 MASSIMIANO, ELEGIA V

 

                                     per Mildred


Cielo perfettamente chiaro.

Immobile al chiaro di luna,

la foresta di sequoie scende

tremila piedi verso il mare,

a un fermo e spesso banco

di candida nebbia che si spinge

verso ponente, fino all’orizzonte.

Non un suono sale dal mare,

e la foresta stessa è senza suoni.

Qui, dalle finestre aperte,

guardando insieme la notte,

non capisco cosa sussurri,

cantando dolcemente sotto-

voce a te stessa, in francese.

Oh signora, sei sapiente,

nelle mani che mi toccano,

nelle labbra che cantano,

oscuramente, in segreto,

canzoni personali. Il tuo viso

sembra pallido e gelido

sotto la luna, i tuoi occhi

brillano, fissi e immensi.

Nell’illusione della luna sembri

spaventata. Alle tue spalle 

il bagliore del fuoco disegna 

spaventose forme rosse

e nere, vacillanti sulle pareti.

Un aereo vola basso, attraversa

il paesaggio e lo riempie di frastuono

come un’allucinazione.

Vivo o morto, il cuore teso

spreme sangue e memoria,

e intanto le ore scivolano

nel chiaro di luna. La nebbia 

risale la montagna, e lascia

solo una stella nel bosco

nebbioso, come un occhio

in una tomba. Senza preavviso

la tua voce si spezza, sul viso

ti scorrono lacrime, ti gira

la testa, ti appoggi a me.

Io non parlo, ma ti abbraccio

stretta. E tu dici: “Non piango 

per i nostri problemi,

ma per il caos generale

del mondo”. Sento che ti getti

via, abbandonata ad un

paracadute di rovina.

Un brivido violento

mi prende, come se

ogni donna uguale a te che sia mai

vissuta fosse passata sulla mia tomba.


Traduzione di Francesco Dalessandro

lunedì 26 aprile 2021

Gerard Manley Hopkins

 PER R. B.

 

Il sottile piacere che genera pensiero: il forte

sprone, vivo e tagliente come fiamma soffiata,     

soffia una volta eppure, prima spento che acceso,

lascia la mente gravida di un canto immortale.

 

Per nove mesi, anzi no, anni, per nove anni, tanto

a lungo dentro sé lo porta, sopporta, pettina e cura:

e se del perso intuito essa vedova vive, però il fine

le è noto ora e la mano lavora senza errore.

 

Il dolce fuoco, sire della musa, alla mia anima

serve; io voglio l’ebbrezza unica di un’ispirazione.

Oh ma se dei miei versi in ritardo tu perdi                      

 

il flusso, il frullo, il canto e la creazione,

il mio mondo invernale, che respira appena quella gioia

ora, con un sospiro cede a darti la nostra spiegazione.                

 

(1889)


Traduzione di Francesco Dalessandro

 

venerdì 23 aprile 2021

William Shakespeare, Francis Beaumont e John Fletcher

PORTA VIA, PORTA VIA QUELLE LABBRA

 

Porta via, porta via quelle labbra

così dolcemente spergiure,

e quegli occhi, luci d’aurora

che ingannano anche il mattino;

ma rendimi, rendimi i baci,

suggelli d’amore sigillati invano.

 

Cela, oh cela quei colli di neve,

che sono i tuoi seni ghiacciati,

sulla cima dei quali le rose fiorite

sono di quelle che indossa aprile;

prima libera il mio povero cuore

da te stretto in catene di ghiaccio.

 

La prima stanza di questa canzone è in Misura per misura, atto IV, scena 1, di Shakespeare; la stessa, con l’aggiunta della seconda, si trova in Bloody Brother, atto V, scena 2, di Francis Beaumont e John Fletcher.


Traduzione di F.D.

mercoledì 21 aprile 2021

Robert Lowell

 L’ADDIO DI SANTAYANA ALLE SUORE


Lo spirito dà vita; ucciderà la lettera

il pacifico eccentrico, se – volontà del cielo – 

trovò la Chiesa troppo buona per crederle?

«Morrai come hai vissuto», risposero le suore.

Mi chiedo come vagliano il mio scritto.

O se non sono troppo attente per nutrire

a lungo l’illusione. Quando pensai che Paolo,

l’uomo il più miserabile, pur predicando il vero

avesse perso il segno a portata di mano,

diedi al Vangelo senza fondo un’anima.

Dal mio discorso prospettiva e cuore ebbe l’essenza.

Morendo, immaginai che le mie suore

azzurre oche bambine mi premessero addosso

sibilando: «Offra Roma il suo migliore».

   Fino a che Curzio in armi di sé riempì la buca.


Traduzione di F. D.

venerdì 16 aprile 2021

Luigi Cannone

 SONETTO XXXI


Al ritorno le luci della sera

e il tronco che corruga e le sterpaglie

si aspettano d'esistere da noi,

silenzio tra il latrare e l'ampia terra.


Lo confido a te il vuoto della vita,

il passato ed il futuro che esiste

già morto in figure perdute e inganni,

lo dico tra le foglie e la bellezza


di questo cielo sanguinoso e nudo

e che mi veglia tra le cose dette.

Continua a ritornare l'incessante


maturare della luce dal buio

o mai la trama sfatta del presente,

lo svelarsi del tutto in mezzo al niente.


da Ancora meno, puntoacapo, 2021

mercoledì 14 aprile 2021

Luigi Cannone

 SONETTO XXX


Ebbi un'anima e il suo lungo distacco

e quel che fu non è nulla di questo

momento che incide mentre mi leggi,

nulla di questo passare di rondini,


così delirando paura e forza

tra le cose e tratti d'oscure veglie.

Venga più scuro ancora in faccia al grigio

tollerarsi ancora un po', salivando


i corpi fragili e spesso l'amore

che spaventa e non si dice, più scuro

il limite selvaggio e cieco vento.


Che pensi tu di questo aspro morire

e dell'anima che imbroglia la sorte

ed evade rarissima alla morte.


da Ancora meno, puntoacapo, 2021



lunedì 12 aprile 2021

Claudio Cucchiella

 

CASA DI RIPOSO

 

https://www.youtube.com/watch?v=vmu40c_fhyu



I vecchi, quando piangono, non si fanno vedere,

perché non c’è nessuno che ha tempo di ascoltare

i pensieri e i tormenti; sotto i capelli bianchi

hanno sguardi perduti e gli occhi opachi e stanchi.

 

I vecchi, quando piangono, c’è sempre una ragione:

per le forze che mancano, per qualche delusione.

I vecchi sono soli con i loro pensieri,

hanno un filo di fiato, son pieni di dolori.

 

I vecchi, quando piangono, piangono senza lacrime;

sentono sempre freddo, per colpa dell’anagrafe;

passano notti in bianco e aspettano il mattino

alternando ai respiri i cattivi pensieri.

 

I vecchi, quando piangono, li assale la tristezza;

quando non c’è nessuno a far loro una carezza

ripensano al passato con un futuro vuoto,

accarezzano il gatto o baciano una foto.

 

I vecchi, come i libri poggiati su scaffali,

a volte impolverati, a volte spaginati,

son posti in spazi angusti, illuminati male,

sperando che qualcuno li vada a salutare.

 

I vecchi ridono anche, ridono con stupore

quando il pensiero vola e torna al primo amore.

I vecchi sono fragili, sono come i cristalli,

delicati e preziosi, sono come i gioielli.

 

I vecchi hanno sofferto per la guerra e la fame,

ma hanno tante storie belle da raccontare;

basta trovare il tempo, stare zitti e ascoltare;

dai vecchi, lo sappiamo, c’è solo da imparare.



venerdì 9 aprile 2021

John Keats


UN SOGNO,

DOPO AVER LETTO IN DANTE DI PAOLO E FRANCESCA

 

 

Come Hermes stese un dì le ali leggere

e fuggì Argo assopito con l’inganno,

così il mio spirito ozioso suonando

una delfica canna il drago-mondo

incantò chiudendogli i cento occhi,

lo vinse e fuggì vedendolo dormire –  

non sull’Ida sereno di freddi cieli nevosi, 

né a Tempe dove Giove penò un giorno, 

ma in quel secondo cerchio dell’inferno

dove tra raffiche e turbini di vento,

grandine e pioggia, possono gli amanti 

tacere la pena. Pallide le dolci labbra

che vidi, che baciai, leggiadra la figura 

con la quale fluttuai nella malinconica bufera.


Traduzione di Francesco Dalessandro


da Fammi lezione, Musa, Contatti, 2021


In occasione dei duecento anni della morte di Keats, l'Associazione Culturale Contatti di Genova, che fa capo al poeta Massimo Morasso e a Barbara Garassino, ha pubblicato la mia traduzione dei sonetti del grande poeta inglese, con l'aggiunta della ballata La Belle Dame sans Merci e di alcune altre poesie dedicate a Fanny Brawne. Coloro che fossero interessati a leggere il libro, per averlo possono scrivere a contattiedizioni@gmail.com oppure consultare il sito www.associazionecontatti.it



mercoledì 7 aprile 2021

John Keats


 PERCHÉ HO RISO STANOTTE


Perché ho riso stanotte? Nessuna voce –

né dio né demone che risponda severo –

da inferi o cieli di rispondere si degna.

Così al mio cuore d’uomo mi rivolgo:

siamo qui, soli e tristi, cuore. Ho riso,

dico, e perché? O mortale pena! O tenebra!

Tenebra! Sempre a gemere, chiedendo

invano a cielo, inferno e cuore. Perché ho riso?

Di quest’essere so il limite, la fantasia

a estrema gioia lo prolunga; ma vorrei

che stanotte finisse, e i vessilli sgargianti

del mondo vedere a brandelli. Poesia,

fama e bellezza, certo, sono intense;

ma più intensa la morte – premio della vita.


Traduzione di Francesco Dalessandro

da Fammi lezione, Musa, Contatti, 2021


In occasione dei duecento anni della morte di Keats, l'Associazione Culturale Contatti di Genova, che fa capo al poeta Massimo Morasso e a Barbara Garassino, ha pubblicato la mia traduzione dei sonetti del grande poeta inglese, con l'aggiunta della ballata La Belle Dame sans Merci e di alcune altre poesie dedicate a Fanny Brawne. Coloro che fossero interessati a leggere il libro, per averlo possono scrivere a contattiedizioni@gmail.com oppure consultare il sito www.associazionecontatti.it



lunedì 5 aprile 2021

John Keats

 QUANTI POETI FANNO D'ORO IL TEMPO


Quanti poeti fanno d’oro il tempo

che scorre! Alcuni sono stati cibo            

per la mia fantasia deliziata –

sulle loro terrene o sublimi bellezze

potrei meditare e spesso quando siedo

a far versi mi si affollano in mente,

ma senza confusione o ressa volgare;

sono anzi un accordo armonioso.

Come i suoni infiniti che riempiono la sera:

canti d’uccelli, sussurro di foglie,

brusio d’acque, la grande campana

che alzandosi rintocca solenne,

e i mille altri che la distanza confonde

dolce musica fanno, non frastuono.


Traduzione di Francesco Dalessandro


da Fammi lezione, Musa, Contatti 2021


In occasione dei duecento anni della morte di Keats, l'Associazione Culturale Contatti di Genova, che fa capo al poeta Massimo Morasso e a Barbara Garassino, ha pubblicato la mia traduzione dei sonetti del grande poeta inglese, con l'aggiunta della ballata La Belle Dame sans Merci e di alcune altre poesie dedicate a Fanny Brawne. Coloro che fossero interessati a leggere il libro, per averlo possono scrivere a contattiedizioni@gmail.com oppure consultare il sito www.associazionecontatti.it


venerdì 2 aprile 2021

John Keats

FAMMI LEZIONE, MUSA


Fammi lezione, Musa, ad alta voce,

in vetta al Nevis, cieco nella nebbia!

Scruto nei precipizi che un sudario

di vapori nasconde: questo, penso,

l’uomo sa dell’inferno; guardo in alto:

cupa nebbia: così può dirsi del cielo;

estesa al suolo, la nebbia è la terra

sotto di me: così, vaga, è la vista

che l’uomo ha di se stesso. Sotto i piedi

pietre sconnesse; e io, povero elfo

istupidito, che ci cammino sopra,

questo capisco: ciò che l’occhio incontra

è roccia e nebbia, non solo qui in alto,                                      

anche dove ha potere la mente, nel pensiero.


Traduzione di Francesco Dalessandro

da Fammmi lezione, Musa, Contatti, 2021


In occasione dei duecento anni della morte di Keats, l'Associazione Culturale Contatti di Genova, che fa capo al poeta Massimo Morasso e a Barbara Garassino, ha pubblicato la mia traduzione dei sonetti del grande poeta inglese, con l'aggiunta della ballata La Belle Dame sans Merci e di alcune altre poesie dedicate a Fanny Brawne. Coloro che fossero interessati a leggere il libro, per averlo possono scrivere a contattiedizioni@gmail.com oppure consultare il sito www.associazionecontatti.it