venerdì 30 luglio 2021

Roberto Rossi Precerutti

IL VIAGGIO CHE NON COMINCIA



Un tempo senza esultanza, brandelli

d’azzurro più in alto mentre incendiati

stracci s’incimano a peschiere e prati

di appannato splendore: ti arrovelli


per il viaggio che non comincia, quelli

sono i neri confini, anni passati

come in sogno tra soffochi e slabbrati

abbracci, le ostie sotto i bei mantelli


di misericordia a finire brevi

devozioni se l’infanzia cattolica

non ha tregua nei roghi della mente:


si commuove sotto i rintocchi grevi

di un vento di spine il corpo, risente

il sangue nel costato – ora tu voli.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto, 2021

mercoledì 28 luglio 2021

Isabella Vincentini

ISOLE

                                            Davvero qui in Grecia il miracolo è il fiore

                                            certo della necessità.

                                                                N. Kazantzakis, Zorba il greco


E vennero i giorni di sole e di vento,

l’aria più lieve della vita, si acquieta la mente

nella monotonia accecante del bianco e del blu

cubi, chiesette, cupole, icone e Santi.

Madonna della Porta Piccola, gerani e basilico,

Madonna della nostra Indigenza, colombaie e corrimani,

Madonna degli alberi secchi, l’azzurro dei nostri vasi e portoni,

per i nostri mattini di Quaresima,

per i nostri Lunedì dell’Angelo

per il Lunedì pulito, Kathari deftera,

Madonne della nostra Terra di mare e di vento,

occhi di conchiglia e d’arenili, indago e silenzio,

non piangete, finito è il Carnevale, suvvia,

lanciamo ancora aquiloni per interrogare Adrastea

sui nostri fieri destini, sulla Necessità della nostra Storia.

Bianco e calcare il cuore delle rocce, timo, salvia e menta,

il miracolo è certo, come il fiore della necessità.

Digiuni e preghiere, ma brillano i nomi alla luce dei miti

e muterà, muterà, seppure a passo d’indigenza il tempo.

Senti?

le sirene fischiano

la nave entra di nuovo in porto, aprono i forni e le latterie,

pullulano i kafeneia e le pasticcerie,

si riempiono di carni affumicate le strade,

di sandali, ceramiche e lini, sorridono ninfe e fauni

dalle vetrine, ci guardano tappeti di lana e gioielli in filigrana.

Qualcosa può ancora accadere

salta il cuore tra le rocce, grossi ciottoli

ci distendono sull’arenile,

dammi la mano, dimmi,

è così?


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto 2021

lunedì 26 luglio 2021

Anna Settevendemmie

NON AMO DI QUESTI LUOGHI LA PACE 



Non amo di questi luoghi la pace se

mette in dubbio la guerra che ho dentro.

 

Non la natura matrigna, non il dirupo

furbo, che si apre appena

varcata la soglia di casa.

 

Ma non fu sempre così.

 

Mille anni fa fui adatta

al cielo, fui epica.

In pace con la terra fui corpo

condotto dalle stelle, in capanne

di paglia, nella notte astratta.

 

Fummo guerrieri, imparammo a sparare

le parole, rinunciando alle metafore.

Imparammo in pieno giorno a restare

nell’oscurità della luce.

 

(inedita)

venerdì 23 luglio 2021

Guancarlo Pontiggia

IL MONDO NUOVO. FRAMMENTI

 

          Mi stai parlando di cose impalpabili, come i sogni.

                      Io so soltanto quello che vedo, e che tu ora hai;

                      ciò di cui parli, lo conoscono gli uomini di quel tempo.

 

 

1

Qui, né Lete né Eunoè. Ci scorre, sì, un fiume,

ma nient’altro che acque: torbide, grevi, ferrigne.

Anche la terra è terra, e basta: umida, tediosa, fetida,

per troppa piova che ci batte. Ma uomini,

di quelli ce n’è tanti, e bestemmiano,

sudano, s’accapigliano. Stridono, anche, su e giù

per ogni landa. E gemono, fino al cielo; ma il cielo

non è altro che cielo: vuoto, impervio, rado.

Né voli, né nubi: solo aria, umida e fina, che ti s’impasta

sulla pelle, ovunque.

 

2

Guarda: fabbriche e fabbriche; palazzi

imponenti, altissimi, che fan la concorrenza al cielo;

e orizzonti di fumo; e fiamme, sovrane, che bruciano

nella notte alta, che qui dura più del giorno, ormai.

E non si dorme, vedi, ma tutti abitano la notte nerissima

come talpe laboriose, e brulicano

per le vie, gridano

i loro nomi ferrei, duri, che s’incidono

sulla lastra del cielo di notte.

 

3

Chi se li ricorda, i tempi

di un tempo che fu, remoto, inaccessibile,

che compare, talvolta, in sogno, per chi sogna,

ancora.

Ma nessuno più sogna, credimi,

e questo è per voi, che venite di lontano,

l’ostacolo più grande: resistere

al sonno che vi invade, e annienta

la mente che ragiona. Dai sonni, lunghi e ramosi,

discendono i popoli dei sogni, che vi si appiccicano addosso,

come ragne liquorose nella cella

della mente.

Ma nessuno più sogna, qui, dal tempo dei tempi

che furono, e chi ci arriva, come voi, di lontano,

si abitua a non farne,

e così diviene simile a noi, anima

anch’egli.

 

4

E come spaziano gli occhi, lo vedi, oltre il fiume

che scorre tutt’intorno, acque su acque che non scemano

mai, che s’incanalano negli occhi della mente, e divengono

nostro fiume, fiume

del tempo di oggi, che scorre

attimo per attimo, e non si arresta

mai.

 

5

Non c’è straniero che non lo colga, di sera, quando scendono

le ombre della sera – le prime, sempre uguali, così vermiglie – un senso

di abbandono che lo strugge

per giorni e per mesi, per anni talvolta, prima

che non venga una sera, un’altra, non nuova, qualunque,

e lui veda, e comprenda

la laboriosa necessità

di queste notti.

 

6

E qui non si muore, né prima né dopo, e non si taglia

alcun traguardo. Qui le lingue si semplificano, le parole

si riducono a un cesto

di nomi indivisibili.

Qui deporrete, più tardi,

il vostro immane vocabolario:

inetto, frondoso. Qui si è soli di fronte alla materia

che brucia in anima, e si raddensa

in nomi rari e indefettibili. Qui non è tempo di pensare

cos’è il mondo, la vita. Né mondo, né vita

ma solo un bruno scorrere di cose

che ci riempiono gli occhi,

e la mente.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il labirinto, 2021


 


mercoledì 21 luglio 2021

Elio Pecora

IL VIAGGIO


È un viaggio andarsene lungo le spiagge

strette del sonno

coi piedi nudi che incespicano, sotto muraglie

di un tempo che non si misura.


Certo un altrove, dove incontrare folle

randagie di ignoti e, nella folla, volti

da tanto perduti:

in quale gesto fermarli, per quale parola?


                Pure nel cuore batte ancora l’attesa.


E case d’ombra e stanze mai abitate

e mutazioni improvvise e tetre minacce,

sordi silenzi gridano un nome, che nome?

Forse un altrove, ma troppo simile al giorno:


                a quell’andare stretto, abusato, inconcluso.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto, 2021

lunedì 19 luglio 2021

Gino Scartaghiuande

CAVALLUCCI MARINI


I

Portandomi nelle calde case

aprire lo scrigno marino

dei cavallucci, in quel canto

di porte, interno di povera gente.

Io ti seguivo come il vento

salendo per l’androne antico

ove una rara maiolica riluceva

dei due fratelli.

E bello fu il tuo soprappensiero

di prima, se andare da solo

o insieme portarmi, e il negozio

lasciare incustodito.

Io venni con Francesco. Si affacciò

una signora all’uscio che salutai,

e con cui parlasti.

Su di un disimpegno sempre interno

di fronte all’orto che s’apriva

al piano alto della casa.


II

Dai cavallucci dobbiamo instradare

il disegno, che hanno una diaporia

per noi così faticosa da ricondurre

a mente, parte di noi e di loro,

natura e contro, spirito, e fulmine.

A volte con una mano sola

immersa nel mare azzurro

quei piccoli semi d’argento

quasi possono levarsi

dalle masse oscure dei fratelli

e farsi come uno di loro libero.

E su in alto nell’eremo

è il segno liberatore

che offusca ogni atto del giorno.


da Oggetto e circostanza, Il Labirinto, 2021

venerdì 16 luglio 2021

Massimo Morasso

 UOMO DI PIETRA

                                        Hohe Reisch, Val Sarentino


Idee tempo e artificio

e il paesaggio è un paese di pinnacoli

dove pare giungessero

a cavallo di scope vecchie streghe

fra i fantocci di roccia che sorvegliano

le vie dell’altopiano

coni impilati

piramidi di gelo

uomo e pietra congiunti

i tre regni congiunti

un mistero l’origine

un passatempo mistico

qui s’incapriccia nel magico si svela

l’ansia del fare l’umana nostalgia.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto 2021

mercoledì 14 luglio 2021

Baldo Meo

AVVICINAMENTI



È ovvio che non si tratta più di partire

e arrivare ad Eleusi.

Ma rendere più vivida la materia,

far coincidere essere ed evento,

avere la pura visione del momento,

quello sì.

La ricerca di una terra migliore,

per ritrovare la comunità lontana eppure nostra,

avvicinare l’isola,

gli animali e i fiori con cui continuare a sperare,

quello sì. 


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto 2021

lunedì 12 luglio 2021

Eleonora Rimolo

LI RIVEDI QUEGLI INCONTRI TUTTI DENTRO



Li rivedi quegli incontri tutti dentro

una notte sola, dilatati dentro un tempo

che non si sfila ma è denso e solido

accovacciato a volte dentro granuli

sordi, a volte disteso – un linoleum

poco pulito. Così sono questi pensieri

che adesso spogliano solo il tuo silenzio

mentre parte un altro treno e tu sei

dentro chissà quale città dolente

senza sorriso, la testa bassa, piegata

annerita dal fumo. Avevi invece

una fronte giovane, due occhi amuleto

e un graffio inguaribile sottile

come bocca – sanguinava bellezza.

Che cosa sono gli anni.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto, 2021

venerdì 9 luglio 2021

Eloy Sánchez Rosillo

 

AL MATTINO               

 

Risvegliarsi un bel giorno per scoprire

che la cupa minaccia che la morte

per tanto tempo mise nella nostra

vita ora non ci fissa più negli occhi,

coi suoi occhi terribili.

                                          Che accade?

Da dove nasce in casa mia un silenzio

così puro e una quiete fino ad ora

dimenticata? Chi ha aperto il balcone

e vi ha posato un vaso di gerani?

E lentamente entra davvero il sole

nella stanza e accarezza questa sedia,

il pavimento, le mani, la testa,

il petto grato, il mio cuore che canta?


Traduzione di Francesco Dalessandro

mercoledì 7 luglio 2021

Eloy Sánchez Rosillo

 MISERICORDIA      


Dall’acqua al fuoco e dalla terra all’aria,

tornare mille volte dal fuoco alla terra,

dall’aria all’acqua, combinando in mille 

modi i puri elementi della vita, in armonia

col disegno tenace e la spinta d’un ordine.

Senza principio e fine, inderogabilmente.

E accettare il destino dell’essere, esaltato

in un uomo, un uccello, un albero o una pietra,

che lì respira e canta, lì cresce e s’inabissa

un minuto, anni, secoli, e si scioglie

per rinascere altrove, in altra latitudine 

dello spirito e lì determinare il ritmo 

della creazione. Perché c’è compimento 

– polvere, scheggia triste, decreto di morte – 

solo nelle illusorie e caduche presenze

che la materia simula e incessante abbandona,

non nell’indivisibile e luminoso che abita

la quieta casa dell’eterno.


Traduzione di Francesco Dalessandro

lunedì 5 luglio 2021

Ludovico Ariosto

 

LASSO! CHE BRAMO ANCOR, CHE PIÙ VOGLIO IO

 

Lasso! che bramo ancor, che più voglio io,

se nulla cosa da voler mi resta,

e son, senza disio, pien di disio?

 

Amor mi tien pur sempre in gioia e ’n festa;

che brami adunque, disiosa voglia?

che nova cosa è quel che mi molesta?

 

Io voglio, ma io non so quel ch’io mi voglia;

e volendo mi doglio; ah duro fato,

che senza alcun dolor sempre mi doglia!

 

So pur ch’io son più lieto e più beato

di quanti amanti fur felici mai,

e sopra modo alla mia donna grato.

 

So ch’ella m’ama e che m’ha caro assai,

e meco è d’una voglia e d’uno amore,

e possedo quel ben ch’io desiai.

 

Ma nova voglia ancor resta nel core,

e senza mal provar, provo tormento

con certo non so che lieto dolore.

 

E benché sia tra li altri il più contento,

più bramo ancor, bench’io nol sappia dire,

e così, più felice e discontento,

 

s’altro bramar non so, bramo morire.




venerdì 2 luglio 2021

Juan Ruiz

 POESIA POESIA

 

Ho letto ogni poesia d’amore

di ogni poeta che ha scritto

poesie d’amore ma in nessuna

in nessun verso si parla di te

né c’è rima che ti specchi –

dovrò scrivere io quella poesia

che vorrei leggere e che sia

la veste lucente che avvolge 

la tua nudità la luce che incorona

il tuo volto nella chiara oscurità

dove la rima più ardua sarà

quella dei nostri fianchi la più facile

quella degli sguardi smarriti

e il respiro col respiro rimerà

le labbra sulle labbra socchiuse


(ritrovata)