ANCORA LA POESIA
Era
da tempo ormai che la mia mano
non
scriveva più versi e mi dicevo
spesso:
“Può darsi che non tornerai
più a
scriverne; magari la poesia
non
vuole appartenerti o accompagnarti,
né
donarti il fervore che rendeva
bella
la vita; a volte è immeritato
ardere
in questo fuoco, pronunciare
le
parole che i cieli concedono a chi è degno
di
celebrare le cose del mondo
e
averne sulle labbra il sentimento”.
Spesso m’accompagnava
questo
pensiero nell’inquieto andare
solo
come un proscritto nella notte
che
non regge più il peso della colpa
né
il dolore d’esser stato scagliato
nell’ombra
da un mandato
severo
ed implacabile.
E
guardando quegli alberi che crescono
in
una vecchia piazza della città in cui vivo,
il
volo di un uccello ed i fulgori
misteriosi
di un corpo che s’abbandona sento
che
la parola non ha più il potere
di
riversare sulla carta bianca
la
grazia ed il tremore della vita.
Pure
infine stasera, d’improvviso,
mentre
il sole già stanco se ne andava
e
non immaginavo d’esser chiamato ancora,
ho
sentito una voce che diceva:
“Prendi
la penna, scrivi”.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da Las cosas como fueron, Tusquets Editores, 2018