lunedì 30 agosto 2021

Francesco Dalessandro

 

VISITA

 

Ieri mattina ho avuto nostalgia

di te. Sono salito

a trovarti. Ma intorno

tutto era spoglio e nudo, primavera

non si mostrava ancora.

Il tuo sguardo era dolce e indagatore.

Chiedeva: «Perché non

vieni più spesso? Non dimenticare

che l’avevi promesso.

Questa pietra mi tiene

stretta – è la casa eterna,

che mi ero fatta e ne ero

soddisfatta, lo sai –,

ma, inutile nasconderlo, mi pesa.

Voi dove siete, figli, che mi avete

lasciata sola in questo

sonno senza risveglio?

Solo conforto è che qui ho ritrovato

chi da me non sarà mai più diviso

e che tanto mi ha attesa,

lo sapete. Ma non immaginate

come vorrei che m’avesse aspettato

ancora un poco, ancora

il tempo di un sorriso di un addio

lasciato al sole e al vento

che qui non tace mai, che ci consuma».


(inedita)

venerdì 27 agosto 2021

Malcolm Lowry

 UNA NAVE NUOVA


Come i neri scalini di ferro

che scendono da qualche sovrappasso

lanciato sulla strada, giù verso il bacino

affollato di gente in vacanza

è il passato - 


sempre più la mia mente scende da quei gradini

verso un ormeggio solo, la sua disperazione.


Ma un giorno una nave nuova mi aspetta.


da L'urlo del mare e il buio, Guanda, 1972

mercoledì 25 agosto 2021

Evgenij Evtušenko

 

DISTACCO

 

[…]

 

Sì, mia ragazza,

                              che senso

ha lamentarsi perché ci attende

                                                           un nuovo disagio

                                                               una nuova inquietudine?

Non te ne vai forse anche tu?

                                                      Ma tu, soltanto,

da una stazione diversa per diversa strada…

Non m’importa che la gente

                                                    di casa

dica di me:

«Quando si stancherà,

                                          alla fine,

di ripartire, di andar lontano, sempre?...»

Sì, andarmene lontano, questo per me ci vuole,

correre col treno,

                                 rotolare con la neve,

incontrarti di nuovo

                                      e poi di nuovo –

                                                                     via! partire.

A ogni nuova separazione,

                                                 sempre più ti avvicini.

A te

        io vengo

                        per sentieri di cerca.

«Ma dove credi che la rivedrai?»

                                                             «La rivedrò!»

«Ma davvero pensi che la ritroverai?»

                                                                      «La ritroverò!»

 

 

 

Traduzione di Alfeo Bertin

 

da Poesie, Garzanti, 1970

lunedì 23 agosto 2021

Evgenij Evtušenko

 

E… DOPO?

 

Tu chiedesti in un sussurro:

«E… dopo?

                      Che sarà… dopo?»

Il letto era là, sfatto,

e tu eri smarrita…

 

Ora per la città, alta levando

la grazia del tuo capo, adombrata

la fronte, quasi una sfida,

dalla rossa frangetta dei capelli,

librandoti cammini

sopra i tacchetti a spillo.

 

Nei tuoi occhi ride

uno sguardo

                        che schernisce.

Il essi leggo il divieto

che si possa scambiarti, come oggi tu appari,

con l’altra te stessa di ieri

svestita,

                 indifesa.

 

Inutile gioco è questo.

Per me tu sei

la donna di ieri:

quella che vergognosa,

come presa da febbre,

si abbandonava

pietosa

               e ardente.

 

Come potrai, ora, tu stessa credere

e farmi credere che un’altra,

un’altra era la donna

che là giaceva, quasi

pietosa nell’offerta,

quella che in un sussurro chiedeva:

«E… dopo?

                     Che sarà… dopo?»

 

 

Traduzione di Alfeo Bertin

 

da Poesie, Garzanti, 1970

venerdì 20 agosto 2021

Evgenij Evtušenko

 

SEMPRE SI TROVA

 

Sempre si trova la mano di una donna

che, fresca e lieve,

compatendo e un poco amando,

come un fratello ti quieti.

 

Sempre si trova il seno di una donna

dove trovi rifugio il tuo respiro ardente,

dove nascondere la tua testa dannata

e affidargli il tuo sonno ribelle.

 

Sempre si trovano occhi di donna

che lenendo tutti i tuoi affanni,

o, se non tutti, una parte,

vedano la tua sofferenza.

 

Ma fra tutte queste dolci mani

una ve n’è che ha una speciale dolcezza,

quando una fronte tormentata

sfiora, come l’eternità, il destino.

 

Ma fra tutti i seni di donna

uno ve n’è (e il perché non si sa)

che non per una notte ma per sempre ti è dato,

e questo tu l’hai capito già da gran tempo.

 

Ma fra tutti gli occhi di donna

ve ne sono il cui sguardo è sempre malinconico,

e sono questi, fino agli ultimi tuoi giorni

gli occhi del tuo amore e della tua coscienza.

 

E tu vivi malgrado te stesso,

e non ti basta soltanto quella mano,

soltanto quel seno e quegli occhi sacri

che tu tante volte hai tradito!

Ed ecco la punizione comincia.

 

Traditore! – la pioggia ti schiaffeggia.

Traditore! – i rami ti sferzano il viso.

Traditore! – l’eco si ripercuote nel bosco.

 

Tu ti agiti, ti tormenti, ti affliggi.

Tu stesso non saprai perdonarti.

 

E soltanto quella mano diafana,

sebbene sia ben grave l’offesa, perdona,

e soltanto quello stanco seno

perdona adesso e anche in futuro perdonerà,

e soltanto quegli occhi tanto tristi

perdonano ciò che perdonare è impossibile.

 

Traduzione di Alfeo Bertin

 

da Poesie, Garzanti, 1970

mercoledì 18 agosto 2021

Malcolm Lowry

 NOTTURNO


Stasera Venere canta da sola

piume cadenti tremano come seta

come il vestito di un fantasma a più facce

sagome d'ali tagliano un cielo di latte.

I gabbiani s'apprestano a trasformarsi in pietre

cercando loro mi persi oltre la traccia

in boschi che son miei e della mia ignoranza

dove giriamo insieme, sulle mani o in ginocchio

e insieme passeggiamo nell'atmosfera pallida

di una bella serata, amata oltre ogni cosa.

Pure, questa serata resta la mia prigione

con sbirri che scintillano sporgendosi dagli alberi.


Traduzione di Francesco Vizioli

da L'urlo del mare e il buio, Guanda, 1972

lunedì 16 agosto 2021

William Butler Yeats

 QUANDO TU SARAI VECCHIA


Quando tu sarai vecchia e grigia e sonnolenta,
Col capo tentennante accanto al fuoco, prenditi questo libro,
E lentamente leggilo, e sogna del tenero sguardo
Che gli occhi tuoi ebbero un tempo, e delle loro ombre

Profonde; quanti furono a amare i tuoi attimi
Di grazia felice, e quanti amarono, con falso o vero amore,
La tua bellezza; ma uno solo amò l’anima peregrina
Che era in te, e il dolore del tuo volto che muta.

Curva di fronte ai ceppi risplendenti mormora,
Con lieve tristezza, come Amore fuggì, come percorse,
Passando, i monti che ci stanno alti sul capo,
E nascose il suo viso tra un nuvolo di stelle.

Traduzione di Roberto Sanesi
da Poesie, Oscar Mondadori, 1974  

venerdì 13 agosto 2021

Pietro Civitareale

 AH, I CIEJJE


Nu piezze de carte

nzaccocce è ju ciele,

nu fazzulette repiegate.


Haje viste la morte

che uardàive ju giardéine,

la atte accucciate

sopre ajju rame,

l'acque che cantàive

mmiezza'alla jerve.


Ah, i ciejje, i piérzeche

nfiore, la premavere

che sempre te luccecàive

dentre ajj'uocchie,

sopr'alle uance de neve!


AH, GLI UCCELLI - Un pezzo di carta / in tasca è il cielo, / un fazzoletto ripiegato. // Ho visto la morte / che guardava il giardino, / la gatta accucciata sul ramo, / l'acqua che cantava tra l'erba. // Ah, gli uccelli, i peschi / in fiore, la primavera / che sempre brillava / nei suoi occhi, / sulle tue guance di neve!


da Lu miele de ju mmierne, Mobydick 1998

mercoledì 11 agosto 2021

Pietro Civitareale

 QUELE CHE SUCCEDE


Quele che succede

turnejaje ju munne.

Scànzete i uarde.


Ciò che accede / dà forma al mondo. / Scànsati e guarda.


da Le miele de ju mmierne, Mobydick, 1998


lunedì 9 agosto 2021

Umberto Fiori

 ESEMPI


Come in treno

nei tratti di gallerie:

il fresco, poi di colpo la luce acceca

e buio, luce, buio

e luce di nuovo, e subito

buio luce e via, buio: nemmeno il tempo

di guardare, di affezionarsi.


Una volta lontani,

di tutto questo cinema alla fine

in testa cosa rimane?

Una fila di esempi, una serie

di facciate di case, rapide e serie.


Stanno lì, queste case,

come le spiegazioni

che i bambini pretendono e che poi

mai che le ascoltino.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Il Labirinto, 2021


Con le nostre scuse a Umberto Fiori per aver trascritto - nell'Antologia - un verso in modo errato. Sappiamo come sia doloroso.

lunedì 2 agosto 2021

Emily Dickinson

 LA MIA VITA ERA RIMASTA

 

La mia vita era rimasta – un fucile carico –

negli angoli – finché un giorno

è passato il proprietario – l'ha identificata –

e mi ha portato via –

 

e adesso vaghiamo per boschi sovrani –

e adesso cacciamo la cerva –

e ogni volta che parlo per lui

le montagne chiare rispondono –

 

e se sorrido, che luce cordiale

splende sulla valle –                  

È come se un volto vesuviano

avesse mostrato il suo incanto –               


e quando la notte – compiuto il nostro giorno –

io veglio sul capo del padrone –

è meglio che avere diviso

un profondo cuscino di piume –

 

Del suo nemico – sono nemica mortale –

Nessuno fa ancora una mossa –

se lo punto con un occhio giallo –

o con pollice fermo –

 

Anche se potrei vivere – più a lungo di lui

più a lungo lui di me – deve vivere –

perché ho solo il potere di uccidere,

senza – il potere di morire –


(754)

Traduzione inedita di Silvia Bre