lunedì 31 maggio 2021

Francesco Dalessandro

 DAL RICORDO

  

Dopo pranzo, nel fuoco meridiano

che ci accende, confortati dal fresco

ristoro della doccia su stampate

primavere ci stendiamo mentre sole

e sale marino ad altri brucia sulle brune

spalle, nudi nell’asola tra l’afa

e l’ombra ci infiliamo, redenti dal caldo

e dal sudore, così alle tue labbra

ancora salate io mi piego e sotto-

metto al nostro vizio il vivo nerbo

pane posto nel forno finché sazi

e doloranti nella cuccia d’ombra

delle persiane scivoliamo accaldati

riposiamo assonnati i nostri nervi ormai

lassi  



(inedita)

mercoledì 26 maggio 2021

Domenico Adriano

AL CAFFÈ GRECO, APPENA


 Al Caffè Greco, appena

dopo la seconda guerra

mondiale, si discuteva tra poeti

narratori e pittori su che fare

per rendersi utili. Corrucciato

a un tratto portandoti

dietro la tua furia

eri andato addirittura a Milano

in tasca lo schiaffo per un critico

t’avviasti verso l’uscita.

«Libero dove vai?» ti rincorse

la voce di un amico. «Vado a casa,

devo scrivere una poesia!»

fu il grido il tuo modo

di contribuire a rifare l’Italia.


Ti rivedo, ti ascolto,

mi chiedi se possiamo

continuare a chiacchierare

senza il lume, fa sera

il tuo bel volto gli occhi

vivi del fuoco della sigaretta

ne accendi una dopo

l’altra di brace in brace.

Infine mi racconti

di un rimorso. Decenni

sono trascorsi: comprendo

solo ora la tua pena per una poesia

mancata come un vino alla tavola,

che ti volevi confessare

perché il ragazzo poeta

potesse un giorno parlarne

ai giovani ai letterati. Il buon Govoni

dal suo lavoro quanti hanno bevuto 

aveva in tasca sempre una poesia,

la donava come un fiore di campo

a un giornale a un sodale.

Tu lo scorgesti un giorno di lontano

che attraversava la strada

e per non incontrarlo, di botto

ferendoti ahimè il viso

volgesti deciso altrove la nuca 

porterò con me nella tomba questo dolore.


(inedita)


lunedì 24 maggio 2021

Rodolfo Di Biasio

 POEMETTO DEL DESIDERATO RISVEGLIO


Oggi l’occasione di primavera,

delle sue erbe, risveglia i cigli dispogliati:

e le sospensioni della notte sul mare

quando essa scioglie il suo piede verso l’alba

e oltre oltre si ritrama – da quando? – 

il tripudio della luce

meravigliosamente


2

Anche per il guaito

di un cucciolo dalla strada

ritornato dalla memoria o vivo,

non importa,

è il dito sull’interruttore

che disfa l’antico ordito del tempo:

la deriva delle galassie

o il battito di una foglia

se appena rimuove più in là

la sua immobile attesa della morte


3

È dunque il risveglio

l’abbacinante luce

che ci colse noi dall’acqua un giorno

l’indimenticata luce

Poi il tragitto ebbe i suoi segnali

le pietre miliari

“... ci accadde... o volemmo...”

Non oltre:

dispersione anche

 

Un fiero fiume

ci lasciamo dietro

il sangue perpetuo della carne

dove l’intarsio dell’occasione

altro non è che lo sguardo di pietra a quella luce

o un guasto nell’alchimia delle cellule nostre


da Tulle le poesie, Ghenomena, 2021




venerdì 21 maggio 2021

Aurelio Bertola

 PERCHÉ LA MANO MIA SCORRA PIÙ GIUSO


Perché la mano mia scorra più giuso,

E tutto abbracci delle poppe il giro,

Il bianco velo alla metà dischiuso,

Fille ritira alquanto il bel respiro.


Poi tragge,  ond’io colà mi résti chiuso,

Un impetuosissimo sospiro;

Io dal nuovo piacer vinto e confuso

Non credo a quel che sento, a quel che miro.


La lingua sua fuor delle labbra uscita,

Che mezzo aperte due pozzette fanno,

Dimanda pugna, e la mia lingua invita.


Ambo così le ardenti alme si stanno

In una, e in un sol corpo, in una vita,

E così insieme in altri mondi andranno.


mercoledì 19 maggio 2021

Francesco Dalessandro

 CRONACHE DELLA LUCE, 1


Andiamo tu ed io verso nord accompagnati

dai mutevoli estri di un festivo giorno

di fine aprile attraverso la fertile

e verde Sabina di Orazio, ai lati del manto

d’asfalto il giallo di ginestre e prataiole

il viola dei glicini floridi e vincenti

lontano i paesi le piccole città di un altro

tempo da sopra azzurre colline guardano

la scia veloce dei veicoli insensati il nastro

che li trasporta e li perde come noi fiocchi

di fumo acre dal lunotto impolverato

vediamo sfiorire nel turchino abbandonarci

a una nuova vacanza a un vagare senz’altra

meta che quella dell’amorosa libertà –

 

 

se vanto d’amore non vieta nessuna

libertà siamo già nell’estate la terra

si prepara paziente a una lunga stagione,

camminiamo rinfrancati nel tiepido mattino

di aprile per le vie chiare di Orvieto, noi

soli – turisti involontari come santi  

pellegrini avviati al giudizio “fra gli empi

o i giusti?” alle porte del regno “scambiandoci

un segno di pace” nel fraterno

battesimo del sole ci sporgiamo alla bocca

del pozzo volano corvi “quando impareremo

ad amare?” scende anche il crepuscolo: notte

l’hotel Gialletti prima di cena l’amore

fatto in fretta, “ma scrivi” – domani sul lago

 

saltuari uccelli graffieranno un cielo

bianco.

 

da Lezioni di respiro, Il Labirinto, 2003

lunedì 17 maggio 2021

Marsden Hartley

PACCO A SORPRESA

 

La mia giovinezza venne a me

molto dopo il giusto tempo;

io ero un vecchio

a ventidue anni,

l’infanzia essendo terribilmente vera.

 

La giovinezza viene con il cambio

della marea

e il mare che si gonfia

quando cose ed oggetti

moltiplicano le loro bellezze.

 

Tutto parve meraviglioso.

Io non invecchierò mai più,

mi dissi –

o una voce interiore mi disse:

tu non invecchierai mai più.

E lo credetti certo.

 

Io scalai la montagna,

ne sfidai l’altezza e l’aspetto

delle cose sovrastanti;

ora è tutto come un libro

sfogliato a lungo,

 

la copia scompaginata dell’Ossian

che stringo nella sinistra.

Tutto questo ho compreso

e compresi;

e mi fece bene sapere

che è questo che amo. 


Nato a Lewiston, nel Maine, nel 1877, Marsden Hartley si trasferisce all’età di quindici anni a Cleveland, Ohio, dove impara a disegnare e a dipingere. I suoi primi soggetti sono farfalle, vermi e fiori, dipinti per un naturalista del posto. In seguito, Hartley studiò e visse per lunghi periodi a Parigi e Berlino e viaggiò molto in tutta Europa, dove si svolsero anche diverse mostre di successo dei suoi quadri; una, perfino nella casa del celebre pittore tedesco Max Liebermann. Per un certo numero di anni, quelli centrali della sua vita, risiedette in varie parti del Nuovo Mondo, come nel New Mexico, nella Nuova Scozia, e a Bermuda. Da ognuno di questi luoghi la sua arte trasse forza e trovò nuove intenzioni. L'ultimo e più fecondo periodo della sua vita trascorse tra New York e la costa del nativo Maine. Non si sposò mai, ma aveva una particolare predisposizione per l’amicizia; ebbe, infatti molti amici intimi, tra i quali c’erano artisti e scrittori di primo piano. Tra loro, era celebre per le sue lettere, ma di tanto in tanto scrisse saggi o poesie che vennero pubblicati su riviste prestigiose, come The Nation, The Dial e Poetry. In vita pubblicò quattro libri: un volume di critica d’arte e letteratura, Adventures in the Arts (1921), e tre piccole raccolte di versi, stampate privatamente: Twenty-Five Poems (1922), pubblicato a Parigi, Androscoggin (1940) e Sea Burial (1941), pubblicati a Portland, Maine. Una quarta raccolta, che aveva intenzione di pubblicare durante il 1943, non vide la luce a causa della sua morte. Durante la sua vita, dipinse circa un migliaio di quadri; alla sua morte lasciò più di cinquecento poesie manoscritte su taccuini, o dattiloscritte e accuratamente raccolte in cartelle, in aggiunta ai tre piccoli volumi pubblicati in vita. Le date di composizione sono spesso incerte, anche se la maggior parte dei testi appartengono ai suoi ultimi anni. Molti testi portano lo stesso titolo, trattano gli stessi argomenti, esprimono le stesse esperienze emotive dei suoi quadri più noti. I soggetti dei quadri: ritratti, figure, nature morte, paesaggi, si ritrovano con la stessa evidenza nei suoi scritti. Ma, cosa più importante, è un unico pensiero quello che produce, in pittura e in poesia, una singolare spontaneità e naturalezza di linguaggio, e offre un raro esempio di integrazione estetica. Nel 1945, Henry W. Wells, per The Viking Press, New York, curò una scelta delle sue poesie migliori, col titolo, appunto, di Selected Poems.


Traduzione e nota di Francesco Dalessandro


da Selected Poems, The Viking Press, 1945


venerdì 14 maggio 2021

Marsden Hartley

SE POTESSIMO FARE

 

 

Se potessimo fare quel che i bianchi uccelli

fanno:

spezzare l’orlo del vento con lama

d’ala dura,

frantumarlo come onda che si frange

sulle rocce, urlando forte:

“oh posso anch’io, se voi potete” con un mezzo sorriso;

e le spirali leggère del fumo

che salgono senza sosta

dai camini

stringendosi a una bianca nube,

si permettono d’essere apertamente

erudite.

 

Se potessi fare quel che i bianchi uccelli

fanno:

misurare ogni spazio di mare

con disinvoltura,

accogliere l’urto del tuono alle spalle

con cortesia

o plaudendo al bagliore del mattino –

ciò sarebbe qualcosa per cui

ricordarci di noi,

che così meditiamo.

 


Nato a Lewiston, nel Maine, nel 1877, Marsden Hartley si trasferisce all’età di quindici anni a Cleveland, Ohio, dove impara a disegnare e a dipingere. I suoi primi soggetti sono farfalle, vermi e fiori, dipinti per un naturalista del posto. In seguito, Hartley studiò e visse per lunghi periodi a Parigi e Berlino e viaggiò molto in tutta Europa, dove si svolsero anche diverse mostre di successo dei suoi quadri; una, perfino nella casa del celebre pittore tedesco Max Liebermann. Per un certo numero di anni, quelli centrali della sua vita, risiedette in varie parti del Nuovo Mondo, come nel New Mexico, nella Nuova Scozia, e a Bermuda. Da ognuno di questi luoghi la sua arte trasse forza e trovò nuove intenzioni. L'ultimo e più fecondo periodo della sua vita trascorse tra New York e la costa del nativo Maine. Non si sposò mai, ma aveva una particolare predisposizione per l’amicizia; ebbe, infatti molti amici intimi, tra i quali c’erano artisti e scrittori di primo piano. Tra loro, era celebre per le sue lettere, ma di tanto in tanto scrisse saggi o poesie che vennero pubblicati su riviste prestigiose, come The Nation, The Dial e Poetry. In vita pubblicò quattro libri: un volume di critica d’arte e letteratura, Adventures in the Arts (1921), e tre piccole raccolte di versi, stampate privatamente: Twenty-Five Poems (1922), pubblicato a Parigi, Androscoggin (1940) e Sea Burial (1941), pubblicati a Portland, Maine. Una quarta raccolta, che aveva intenzione di pubblicare durante il 1943, non vide la luce a causa della sua morte. Durante la sua vita, dipinse circa un migliaio di quadri; alla sua morte lasciò più di cinquecento poesie manoscritte su taccuini, o dattiloscritte e accuratamente raccolte in cartelle, in aggiunta ai tre piccoli volumi pubblicati in vita. Le date di composizione sono spesso incerte, anche se la maggior parte dei testi appartengono ai suoi ultimi anni. Molti testi portano lo stesso titolo, trattano gli stessi argomenti, esprimono le stesse esperienze emotive dei suoi quadri più noti. I soggetti dei quadri: ritratti, figure, nature morte, paesaggi, si ritrovano con la stessa evidenza nei suoi scritti. Ma, cosa più importante, è un unico pensiero quello che produce, in pittura e in poesia, una singolare spontaneità e naturalezza di linguaggio, e offre un raro esempio di integrazione estetica. Nel 1945, Henry W. Wells, per The Viking Press, New York, curò una scelta delle sue poesie migliori, col titolo, appunto, di Selected Poems.

Traduzione e nota di Francesco Dalessandro

da Selected Poems, The Viking Press, 1945 

mercoledì 12 maggio 2021

Marsden Hartley

 

JOHN DONNE NEL SUO SUDARIO

 

Fu un ingegnoso capriccio

vestirti

così.

Fu un’occasione a prestito

come certi abiti da sera affittati

per un ricevimento?

 

E il papavero bianco

che hai sopra la testa

significa forse che è bianco

quel che prima era rosso?

Perché rosso è il colore del vino pagano,

del vivace desiderio

e del fuoco carnale –

il bianco è di un abito tranquillo.

 

Comunque, se è il carattere

che si cerca in un volto,

io direi che osservare

John Donne

sarà abbastanza:

violenta passione trasformata in gelo

e gelida luce.


Nato a Lewiston, nel Maine, nel 1877, Marsden Hartley si trasferisce all’età di quindici anni a Cleveland, Ohio, dove impara a disegnare e a dipingere. I suoi primi soggetti sono farfalle, vermi e fiori, dipinti per un naturalista del posto. In seguito, Hartley studiò e visse per lunghi periodi a Parigi e Berlino e viaggiò molto in tutta Europa, dove si svolsero anche diverse mostre di successo dei suoi quadri; una, perfino nella casa del celebre pittore tedesco Max Liebermann. Per un certo numero di anni, quelli centrali della sua vita, risiedette in varie parti del Nuovo Mondo, come nel New Mexico, nella Nuova Scozia, e a Bermuda. Da ognuno di questi luoghi la sua arte trasse forza e trovò nuove intenzioni. L'ultimo e più fecondo periodo della sua vita trascorse tra New York e la costa del nativo Maine. Non si sposò mai, ma aveva una particolare predisposizione per l’amicizia; ebbe, infatti molti amici intimi, tra i quali c’erano artisti e scrittori di primo piano. Tra loro, era celebre per le sue lettere, ma di tanto in tanto scrisse saggi o poesie che vennero pubblicati su riviste prestigiose, come The Nation, The Dial e Poetry. In vita pubblicò quattro libri: un volume di critica d’arte e letteratura, Adventures in the Arts (1921), e tre piccole raccolte di versi, stampate privatamente: Twenty-Five Poems (1922), pubblicato a Parigi, Androscoggin (1940) e Sea Burial (1941), pubblicati a Portland, Maine. Una quarta raccolta, che aveva intenzione di pubblicare durante il 1943, non vide la luce a causa della sua morte. Durante la sua vita, dipinse circa un migliaio di quadri; alla sua morte lasciò più di cinquecento poesie manoscritte su taccuini, o dattiloscritte e accuratamente raccolte in cartelle, in aggiunta ai tre piccoli volumi pubblicati in vita. Le date di composizione sono spesso incerte, anche se la maggior parte dei testi appartengono ai suoi ultimi anni. Molti testi portano lo stesso titolo, trattano gli stessi argomenti, esprimono le stesse esperienze emotive dei suoi quadri più noti. I soggetti dei quadri: ritratti, figure, nature morte, paesaggi, si ritrovano con la stessa evidenza nei suoi scritti. Ma, cosa più importante, è un unico pensiero quello che produce, in pittura e in poesia, una singolare spontaneità e naturalezza di linguaggio, e offre un raro esempio di integrazione estetica. Nel 1945, Henry W. Wells, per The Viking Press, New York, curò una scelta delle sue poesie migliori, col titolo, appunto, di Selected Poems

Traduzione e nota di Francesco Dalessandro

da Selected Poems, The Viking Press, 1945 


lunedì 10 maggio 2021

Marsden Hartley


ROBIN HOOD COVE – GEORGETOWN, MAINE

 

Quando la sera viene alle sue dolci arie

lungo la scura baia

e come un pigro dardo l’airone azzurro

vola lungo le rive della baia

come a dare il segnale per una buona musica

e i piccoli uccelli che durante il giorno

sono stati così caldi si ritirano fra i rami dei pini 

per il loro tributo di riposo –

il bianco ponte unendo sponda a sponda del fiume

di marea prende i toni sommessi della sera

per ingraziarselo; i gabbiani non avendo

più niente da dirsi raccolgono le ali –

mani pure congiunte per un muto pensiero.

A loro mi unisco in rispettoso saluto,

dicendomi «grazie – ben fatto – belle cose –

da voi grazia ricevo in abbondanza

e m’accingo al riposo col canto della sera».


Nato a Lewiston, nel Maine, nel 1877, Marsden Hartley si trasferisce all’età di quindici anni a Cleveland, Ohio, dove impara a disegnare e a dipingere. I suoi primi soggetti sono farfalle, vermi e fiori, dipinti per un naturalista del posto. In seguito, Hartley studiò e visse per lunghi periodi a Parigi e Berlino e viaggiò molto in tutta Europa, dove si svolsero anche diverse mostre di successo dei suoi quadri; una, perfino nella casa del celebre pittore tedesco Max Liebermann. Per un certo numero di anni, quelli centrali della sua vita, risiedette in varie parti del Nuovo Mondo, come nel New Mexico, nella Nuova Scozia, e a Bermuda. Da ognuno di questi luoghi la sua arte trasse forza e trovò nuove intenzioni. L'ultimo e più fecondo periodo della sua vita trascorse tra New York e la costa del nativo Maine. Non si sposò mai, ma aveva una particolare predisposizione per l’amicizia; ebbe, infatti molti amici intimi, tra i quali c’erano artisti e scrittori di primo piano. Tra loro, era celebre per le sue lettere, ma di tanto in tanto scrisse saggi o poesie che vennero pubblicati su riviste prestigiose, come The Nation, The Dial e Poetry. In vita pubblicò quattro libri: un volume di critica d’arte e letteratura, Adventures in the Arts (1921), e tre piccole raccolte di versi, stampate privatamente: Twenty-Five Poems (1922), pubblicato a Parigi, Androscoggin (1940) e Sea Burial (1941), pubblicati a Portland, Maine. Una quarta raccolta, che aveva intenzione di pubblicare durante il 1943, non vide la luce a causa della sua morte. Durante la sua vita, dipinse circa un migliaio di quadri; alla sua morte lasciò più di cinquecento poesie manoscritte su taccuini, o dattiloscritte e accuratamente raccolte in cartelle, in aggiunta ai tre piccoli volumi pubblicati in vita. Le date di composizione sono spesso incerte, anche se la maggior parte dei testi appartengono ai suoi ultimi anni. Molti testi portano lo stesso titolo, trattano gli stessi argomenti, esprimono le stesse esperienze emotive dei suoi quadri più noti. I soggetti dei quadri: ritratti, figure, nature morte, paesaggi, si ritrovano con la stessa evidenza nei suoi scritti. Ma, cosa più importante, è un unico pensiero quello che produce, in pittura e in poesia, una singolare spontaneità e naturalezza di linguaggio, e offre un raro esempio di integrazione estetica. Nel 1945, Henry W. Wells, per The Viking Press, New York, curò una scelta delle sue poesie migliori, col titolo, appunto, di Selected Poems

 

Traduzione e nota di Francesco Dalessandro


da Selected Poems The Viking Press, 1945

venerdì 7 maggio 2021

Federico Almansi

 ULTIMA


Il tuo richiamo si alza come volo

d'ultimi sogni, poi ricade e tace

e ascolta il vago

e fuggevole rumore del tempo.

Non credevi di giungere

all'ultimo confine del dolore.

La notte viene e gli innumeri fili

recide della vita.

                             Ancora chiedi

di cogliere e poi attendi

il lontano richiamo dell'amore.

Non affannarti. Né la tua

né la mia pena sono contemplate

nel mutevole segno del destino.


da Attesa. Poesie edite ed inedite, Sedizioni, 2015

mercoledì 5 maggio 2021

Giuseppe Gioacchino Belli

 LE COSE CREATE

Ner monno ha ffatto Iddio ’ggni cosa deggna:
Ha ffatto tutto bbono e ttutto bbello:
Bono l’inverno, ppiù bbona la leggna:
Bono assai l’abbozzà, mmejjo er cortello.

Bona la santa fede e cchi l’inzeggna,
Più bbono chi cce crede in der ciarvello:
Bona la castità, mmejjo la freggna:
Bono er culo, e bbonissimo l’uscello.

Sortanto in questo cquì ttrovo lo smanco,
Che ppoteva, penzànnosce un tantino,
Creacce l'acqua rossa e ’r vino bbianco:

Perché ar meno ggnisun oste assassino
Mo nun vierìa co ttanta faccia ar banco
A vénnesce mezz’acqua e mmezzo vino.

Roma, 21 dicembre1832

lunedì 3 maggio 2021

Kenneth Rexroth

 SPECCHIO 

 

Il pomeriggio finisce con rosse

macchie di luce sulle foglie

della parete nord-est del canyon.

Il mio gufo domestico se ne sta

tranquillo sul suo ramo secco.

Una sciocca ghiandaia gli si scaglia

contro urlando. Annoiato

lui allarga le ali e la ghiandaia

vola via gridando spaventata.

Il mio serpente reale sta avvolto

in spire inerti sopra libri e carte.

Anche la lingua è ferma,

ma ha gialli occhi giudiziosi.

I topi si muovono con cautela

sulle pareti. Dietro le colline

s’è alzata la luna e lì davanti

il cielo diventa cristallino.

Il canyon s’offusca nella luce

fioca. Un palazzo di vetro,

invisibile e pieno di gente

trasparente si sistema intorno

a me. Sull’oscura cascata,

un intenso annuncio di luce

cresce oltre la spaccatura del canyon.

Una ragazza nuda entra ancheggiando

sotto la tenda: ha i piedi bianchi

e il sesso profumato.


Traduzione di Francesco Dalessandro