lunedì 31 ottobre 2022

Luigi Picchi

 IMPERATOR


Queste immense pianure e foreste

sono lo spazio della tua angoscia,

così le vaste stelle.


Qui ed ora devi fermarti, stare,

restare.


Qui ed ora, fedele al tuo posto,

al tuo incarico, al tuo carico.


Anche questa mattina passerai

in rassegna le legioni (ti basteranno

i loro sguardi fieri, la loro fedeltà).


Questo è il tuo regno,

anche tu soldato, servitore

d'un sogno troppo grande

e ormai vecchio.


Diligente compilerai tutti i registri,

i bilanci (è questo un rito che salva).


L'Impero è allo sfascio ormai

e tu sei solo una semplice sentinella,

un'anima vegliante, lo sguardo

d'un Dio che scruta il suo stesso

orizzonte.


da Antiqua lux, Moretti & Vitali, 2019

venerdì 28 ottobre 2022

Luigi Picchi

 OCTAVIUS

A Ovidio


Avresti potuto piangere Teutoburgo,

le tre legioni decimate, la cupa battaglia,

la ferocia nemica, il coraggio dei nostri.


E invece hai offeso il principe, irridendo

il suo giusto dolore, la sua tristezza di padre.


Giusto castigo, allora, il tuo esilio!


da Antigua lux, Moretti & Vitali, 2019


mercoledì 26 ottobre 2022

Luigi Picchi

 PLINIUS MINOR

I, 9


Un'assegnazione di toga virile,

poi fidanzamenti e matrimoni,

quindi dal notaio per un testamento,

un salto in tribunale e uno in Senato,

questo e altro occupa le sue giornate

e tutto sembra importante.


Ben diversa la campagna

(qui legge e scrive finalmente)

o quando lungo la spiaggia

trova una conchiglia e dentro

vi ascolta l'eco del mare

e sogna navigazioni, isole beate

e lassù, forse abitate, le stelle.


da Antiqua lux, Moretti e Vitali, 2018

lunedì 24 ottobre 2022

Domenico Adriano

 

COMINCIA A FARE GIORNO


«Comincia a fare giorno»,

la mia amata nel letto

mi detta un settenario

perfetto.

 

Prestami una lama

dico alla mia donna

per tagliare i miei versi.

 

Prestami una lama

voglio fare la pioggia orizzontale.


da Anna sa, Edizioni Il Labirinto,  di prossima uscita


venerdì 21 ottobre 2022

Silvia Bre

 L'APPARIRE DI SPARSI MOVIMENTI



L’apparire di sparsi movimenti

del sole, delle strisce lunari

 

poi nella loro luce gli animali

tra foglie tutte nuove

disegni, come i gesti delle fate

e dei maghi

 

discendere da loro

in un destino

 

nel fumo

 

negli spazi

 

essere stati il futuro di qualcuno


da Le campane, Einaudi, 2022

mercoledì 19 ottobre 2022

Alessandro Ceni

 

NEL LETTO PRATO

 

Nel letto prato macchina carbonizzata rotolante degli amanti

un fantasma distende le gambe,

in questa camera

due corpi non si sono risparmiati

né spento luce o aperto la trappola

in cui sono cascati

eppure entrambi sapendo

dall’ombra della stanza abbracciata

dei fulmini a banderuola sul tetto

e ancor più della loro rovina

curiosa e pettegola

con un recinto da orto per occhio.

 

da Parlare chiaro. Tutte le poesie, puntoacapo, 2012

venerdì 14 ottobre 2022

Francesco Dalessandro

 RAPIDO FUGGE IL TEMPO  

                                                                         .

 

Rapido fugge il tempo… così canta

il poeta e si tormenta,

furtiva giunge l’alba 

e ferisce la notte «dalle labbra

l’anima mia si sporge nel respiro

ma la tua non ritrova…»

 

«Ah, poesia, ti dilegui

nel vento che sussurra alla finestra

di questa casa nuova,

poesia, perché non segui

più i miei passi? mi metti

forse alla prova? oppure qui ti presti

agli inganni ai misteri

dell’amore che assalta

ai suoi furtivi sortilegi e affanni?

 

Tu non sei dolce non sei remissiva,

poesia, ma sei la luce

che scende fra le torri e sulle prime

tenere foglie, l’ombra

nutrita di silenzio;

sei la coppia di rondini che zirla

allegrezza a primalba

e l’ombra del gabbiano

che nel giovane vento ne minaccia

il volo; se, poesia, tu non sei dolce

e non sei remissiva

ma riflessiva e attenta

alla mia pena perché ora vacilli

o minacci o mi assilli?»

 

Hai detto: «la poesia mi sta lasciando

solo, come un amore

troppo timido, un tiepido

slancio di giorni giovani» e se ora

le parole che graffiano

il buio e diffidenti si smarriscono

provando a dire quelle verità

che vogliono silenzio

o le tristi bugie che più non sono

luce alla notte che ti insegue,

taci


(inedita)

lunedì 10 ottobre 2022

José María Alvarez,

 FRA QUELLE SPOGLIE E ROVINE

 

La bellezza dell’alcol la sua luce d’intelligenza

manifesta davanti ai tuoi occhi

il suo prodigio

Già sazio di donne

di politica d’intellettuali

                                                                         Una

camera all’hotel Amas

vivere negli alberghi (un altro giorno

se n’è andato – il colloquio all’Università la firma

dei libri poi le stesse stupidaggini di sempre la gente

che vuole conoscerti la cena interminabile)

 

                                                                       Ma ora

finalmente sei solo

Bevi tranquillo. Ti sei portato

“The conduct of war”

                                     di Fuller. Libro

splendido. Ma la vodka ti offre

altri paesaggi: Ti vedi bambino in una stanza

d’albergo – scrivi

(una lettera? No, no certo, però) distingui

con chiarezza una data: 1950. Ora sono rovine

scalcinate cucite di pallottole. Un bar, stai

bevendo con Onetti, ti parla di Carmen

Amaya. La

terrazza del Pincio una sera di settembre

e Roma vaniente nel crepuscolo. Una

notte ad Atlanta, molto ubriaco leggendo

Malaparte

 

                                                Da quando

il denaro è nelle mani di chi

ce l’ha, bene, credo

che non ci sia niente da fare

                                                      … Sì, forse

– t’aveva detto Welles – questo, fumare, leggere un buon libro poi chiamare che mandino

una donna. Non tarderà molto quel momento

in cui dovrà occultarsi ogni traccia

di lucidità cultura buon gusto

                                                              Lawrence

lo sapeva già

no?

Prima dell’Arabia. Lo

seppe sempre.

 

Adesso sei in campagna Una mattina

di sole fermo. In un’ombra del giardino affondato in un’amaca

ti godi le Memorie di Cellini Tuo

nonno ti chiama Sali

con lui su una terrazza percorre col dito

i coltivi tutto questo

che vedi è tuo, dice. Sarà

tuo E ora è Parigi la rue

Max Dormoy (attualmente frequenti altri quartieri)

ventisette anni fa. Senti un freddo

spaventoso.

                    Riempi una valigia

col doppio fondo

con materiale di propaganda

che deve passare la frontiera

                                                Pressing lidless eyes and waiting

for a knock upon the door Il vecchio Eliot

un altro dei pochi che videro il

disastro

 

Benché supponga che è a Barcellona

dove a un tratto. Pioveva molto. Il treno

cominciò a muoversi. La pioggia sui vetri (come

una pellicola) Accendesti

una sigaretta, e guardando di nuovo era una strana

fosforescenza nella pioggia

quel che restava. Poi tutto fu per sempre

 

diverso.

 

Metti i piedi sopra una tavola, reclina

la testa. Bere,

pensare. Come in aereo. Non c’è posto

migliore

per pensare.

Così, Fabio, scoperta la sua essenza

m’insegna la verità, e la mia volontà

con essa si concilia e s’accorda

 

O quell’inizio Squire Trelawney, Dr. Livesey O

quando a un tratto a mezzanotte udivi

O In un luogo della Mancha o Negli ultimi

decenni, l’interesse per i digiunanti

 

Borges e Welles sono i due uomini

che ho rispettato di più. E

già mezzo annebbiato rifletti: Non

si può mischiare con

niente la poesia. Non è una moglie

paziente. È un’amante

gelosa, possessiva. Se smetti di guardarla

t’abbandona

 

Ora se t’appare Rita Hayworth

in “Gilda”. Che

donna, Dio mio

Pensi a una serie di poesie

su Rimbaud

Ciò che interessa veramente Quando già

smette di scrivere

                                                 Sì, questo o terminare

una volta per tutte

il libro delle passeggiate per Venezia

 

 

L’alba e la bevuta

t’investono d’un brillio

eccezionale. Come a Ottavio de Malivert

niente più può impressionarti

né le disgrazie della virtù

né la prosperità del crimine

 

                                                       Pensa

al mare. Tornare presto, le spiagge solitarie

dell’Inverno, il suo odore. Il sole.

 

                                                        Ciò che ora questi sciocchi

chiamano Cultura

Dovrebbero bruciare

 

Come diceva il grande Wilde

in The importance of being Earnest

più della metà della nostra moderna illustrazione dipende

da ciò che non dovrebbe leggersi

                                                       La luce debole

dell’alba immerge

 

i vasi e il tuo viso in una specie di

morte.

            L’ultimo

sorso, va per te

                               Gli dèi della notte

– dicono – quelli che concedono

donne e letture

siano con me.

 

Più tardi vai in bagno, orini

abbondantemente, ti

guardi passando nello specchio, prendi

il Fuller, e ti metti a letto.

 

Traduzione di Francesco Dalessandro

da El escudo de AquilesEdiciones del Dragón, 1987

venerdì 7 ottobre 2022

Silvia Bre

 È DA LONTANO CHE VIENE

 

 

È da lontano che viene, e non per noi

 

arriva e fa pensare che fosse qui

da prima

e prima di muovere commuove

mentre sembra che cada

come accade a noi

stessa voglia di spazi, stesso firmamento

da rinchiudere perché stia vicina

perché sia imprendibile.

 

È l’origine. Noi

ci industriamo, ma siamo senza voce

verso lei,

senza più armi

come le stelle contro il loro buio

in pace

dentro una differenza che uguaglia

 

la parte per il nulla.

 

 

Da Le campane, Einaudi, 2022

 

mercoledì 5 ottobre 2022

Nancy Cunard

 LUNA


Piano la luna ingigantisce, vedo

La vera solitudine, stasera,

E il vano afflato dentro il cuore muto

Di due amanti da tempo disgiunti.

Lei conta pallida i minuti e silenziosa

Si avvicina al mare; si gonfiano

D'anelito le ondine, crestate di schiuma:

Di già una lunga scala scende lenta

Dal cielo e si poggia sulla terra,

E pensieri, come spettri, vanno e vengono.


*


Oh bianca possente inviolabile luna,

La mia anima si è fermata a salutarti.


Traduzione di Annalisa Crea


da Poesia, 14, Crocetti, 2022

lunedì 3 ottobre 2022

Riccardo Bacchelli

 NOSTALGIA


Ma però ogni mese ha i suoi frutti, quando i fichi

sventrati dagli uccelli cominciano a risecchire

sui rami, arrossa la polpa del popone.

C'è modo di liberarsi dalla noia con tanta

generosità di sole, di terra, e di vini.

Ho in sospetto chi non riesce a consolarsi spiccando

ciliege e d'inverno col vino di bottiglia,

l'uva nostrana e le arance di Sicilia. Ho in sospetto

chi è incapace d'epicureismo.