venerdì 26 aprile 2024

Emily Dickinson

 THE SOUL


The Soul selects her own Society –

Then – shuts the Door –

To her divine Majority –

Present no more –

 

Unmoved – she notes the Chariots – pausing –

At her low Gate –

Unmoved – an Emperor be kneeling

Upon her Mat –

 

I’ve known her – from an ample nation –

Choose One –

Then – close the Valves of her attention –

Like Stone –

 

Massimo Bacigalupo

 

L’anima sceglie i suoi compagni

e poi chiude la porta;

la sua divina maggioranza

estranei non sopporta.

 

Impassibile, sente il cocchio che si ferma

presso il cancello esterno.

Impassibile, guarda un re prostrarsi

sul suo tappeto.

 

So che da tutto il mondo

può scegliere uno solo:

chiuder le valve poi dell’attenzione

come fossero pietra.

 

Silvia Bre

 

L’anima seleziona la sua corte –

poi – chiude la porta –

alla sua maggiore età divina –

altri non si presenti –

 

Impassibile – nota le carrozze – in sosta –

al suo cancello austero –

impassibile – e un imperatore s’inginocchia

al suo zerbino –

 

Ho saputo che lei – da un’ampia cerchia –

sceglie uno –

poi – chiude le valve della sua attenzione –

come pietra –

 

                                   Anonimo


L’Anima sceglie la sua Compagnia

E poi chiude la porta

Alla divina sua Maggiore età

Nessun altro si presenti

 

Impassibile, nota i Carri in sosta

Giù alla sua Porta

Impassibile, un imperatore inginocchiato

Sul suo zerbino

 

So che lei da ogni ampia nazione

Ne sceglie uno

Poi chiude le valve dell’attenzione

Come fosse di pietra



mercoledì 24 aprile 2024

Emily Dickinson

 AMPLE MAKE THIS BED



Ample make this Bed –

Make this Bed with Awe –

In it wait till Judgment break

Excellent and Fair.

 

Be it’s Mattress straight –

Be it’s Pillow round –

Let to Sunrise’ yellow noise

Interrupt this Ground –

 

 

                                   Silvio Raffo:

                                  

Ampio prepara questo letto, fallo

con ansia riverente –

restavi finché alto

il giudizio prorompa, e luminoso.

 

Sia diritto il materasso –

sia ben pieno il guanciale –

il giallo rumore dell’alba

non giunga a questa terra –

 

 

                                   Nadia Campana:

 

Rendi grande questo letto –

preparalo con tremore –

attendi spuntare il Giudizio

splendido e imparziale.

 

Sia diritto il materasso –

e il cuscino ben gonfio –

che il giallo rumore dell’alba

non interrompa questo suolo –

 

 

                                   Anonimo:

 

Fallo grande questo letto –

con rispetto preparalo e stupore

poi attendi che spunti il Giudizio

perfetto e imparziale.

 

Sia spianato il materasso –

e il cuscino ben gonfio –

che il giallo rumore dell’alba

non spezzi questo suolo.



lunedì 22 aprile 2024

Vincenzo Di Maro

 RICADE IL SONNO



Ricade in sonno, il capo come un seme.

Nel sogno sopraggiunge ad una foce

a una città di fiume tra le barche.

Così sottrae la biografia dal caso:

lo tormenta la cura di un approdo.

La città adesso fumiga in volute

di lente braci al sole, il suo cratere

da cui il cielo defluisce.

E s'avventura per rivoli di viali,                                                    

risale calli per una meta oscura.

Fino a un roveto, dove da un giardino

arde la pista in ombra, la rosa non prevista,

la polvere, il veleno che riposa

nel suo occhio feroce. O tutto è nulla

o tutto qualcosa.


(inedita)

venerdì 19 aprile 2024

Renato Minore

 PAOLINA A PISA


                                                              Ho fatto versi questo aprile:

                                                              ma versi veramente

                                                              e con quel mio cuore d'una volta.

                                                                  Da una lettera pisana di Giacomo

                                                                  a Paolina (2 maggio 1828)


"Ho sognato di andare per mare.

Mare grande. Sogno colorato".

Da qualche tempo il risveglio di Paolina

era più dolce, crudele, elementare.

Arrivò stanca, ma d'una stanchezza buona

con cui trotterellava, e benissimo.

Il cappellino con veletta turchese

lo aveva raccomandato la modista:

"Sarà più alta, più composta, più frivola".


La quasi vecchina da lei interrogata

aveva denti guasti, sorrideva, piangeva:

"Oh il conte, il mio conte, signora,

suo fratello, parlava, mi parlava

di lei bambina, cercava la fede?

e quel giorno rincorse un topo

che m'atterriva, con la lampada girò

tutta casa, irato che quasi bestemmiava,

ma non lo fece, esile, pallido,

con il segno della cialda ancora in bocca".


Per fare calze ai bambini,

l'ago su e giù, di qua e di là

il vescovo l'aspettava ogni sera.

Corse nel Borgo in cerca di panforte.

Sentiva l'allegria stordita dei caffè,

il ridente frastuono di carrozze,

mai sfamata la memoria

di bisbigli e risa, appena dietro la cortina,

la vita segreta, dolcissima.


da Ogni cosa è in prestito, La nave di Teseo, 2021



mercoledì 17 aprile 2024

Renato Minore

 RILEGGENDO L'INFINITO


                                Ciò che non ha termini non ha figura alcuna.

                                                                            Leonardo da Vinci


Collasserà questo tempo

e il tuo tempo non sarà

neppure quello infinitesimale

che divide la veglia dal sonno,

la vita dalla morte

nella formica saettata dallo spray.

Dal nulla risalirà il corso

e nessuno sarà così gentile

da informarci

che siamo stati defraudati

come se a un evento togli

il necessario calore di crescita,

l'abbaglio della forma.


Anche la tua profondissima quiete.


Particola in un ciclo

che non ci riguarda

oltre la misura

del tuo sbigottimento.

Senza sapere ciò che sappiamo

ancora fulmina

la pallida saggezza

del calendario audiovisivo.


da Ogni cosa è in prestito, La nave di Teseo, 2021

lunedì 15 aprile 2024

Alessandro Peregalli

 SOGNO


Giacevo

nel buio

della mia grande casa

di campagna,

quand'ella mi raggiunse

inebriante,

dolce,

mi avvolse

in una nube d'oro...


"Oh mostruosa colpa!"

(Otello di Verdi, atto secondo,

duetto tra Jago e il Moro.)


da Anima, La nave di Teseo, 2023

venerdì 12 aprile 2024

Fernanda Romagnoli

 TU


Tu, che chiamiamo anima.

Colore negro, odore ebreo. Tu profuga,

tu reietta, intoccabile. Tu transfuga

dal soffio dell'origine.

Non ti spetta razione, né coperta,

né foglio di reimbarco.

Per registri e frontiere

non esisti.


Ma in sere come questa, di cangianti

vaticini tra i monti,

ad ogni varco

può apparire improvvisa la tua faccia

d'eremita o brigante.

"Fronda smossa,

pietra caduta..." trasale in sé il passante

che la tua ombra assilla

di crinale in crinale,

mentre corri ridendo nell'occhiata

del cielo, che ti nomina e sigilla.


da La folle tentazione dell'eterno, Interno Poesia, 2022



mercoledì 10 aprile 2024

David Pujante

 

ZHUANG ZI FA UN BILANCIO

 

Lascia la vita che passi tranquilla,

ma con una certezza:

che in un giorno d’inverno

le acque s’agiteranno,

t’arriveranno ai piedi

e ti schiaffeggeranno;

arriveranno a tagliarti la strada.


Traduzione di Francesco Dalessandro

da 21 odas de invierno, Editorial Milenio, 2023




lunedì 8 aprile 2024

Daniela Attanasio

LA STANZA DORMIVA 


la stanza dormiva dentro l'ombra del castello *

sull'acqua la bellezza delle mura si rifletteva nel

segreto dell'acqua

e in quel disegno il colore del lago evaporava insieme al sole


lì ho sfiorato la possibilità

l'ho sentita simile a una carezza

una cosa sensibile che poteva cambiarmi lo sguardo -

è insignificante oggi dire che non ce l'ho fatta 


                                                                                             *Château de Chillon


da Vivi al mondo, Vallecchi, 2023

venerdì 5 aprile 2024

Rosita Copioli

 BRILLA LA STELLA


Ma brilla la stella

della carne ancora,

perché mi chiedi

di accendere la luce.

Non vedi che sale il chiarore

è ancora seta,

percorsa, come non fu,

da una forza strana,

diversa.


da I fanciulli dietro alle porte, Vallecchi, 2022

mercoledì 3 aprile 2024

Francesco De Girolamo

 METAMORFOSI


Non è molto quel ramo dietro i vetri

per sapere che fuori impera il niente;

ma è tutto ciò che scorgi e che non vedi

che lo trasforma in una gemma ardente.


Che lo trasforma in una calda rosa

che accende il limitare dello sguardo

della sua sete indomita e operosa;

e ritrasfonde in musica il tuo pianto.


da La radice e l'ala, Edizioni del leone, 2000

lunedì 1 aprile 2024

Rossano Pestarino

 FORSE SAPERE



Forse sapere, della vita e del mondo,

quello che sanno i cani.

Hai la tua rete di odori infallibili

che orienta i passi della tua giornata;

e c’è il sentiero umido dove attraversano

inaspettatamente le lucertole

che vanno a cercare il sole, o il boschetto delle lepri,

che hanno sempre voglia di giocare,

e poi l’acqua, ogni tanto, quella che corre,

fredda fredda e dolcissima da bere,

o l’altra amara e calda, che ti abbaglia e ti rincorre

e poi di nuovo scappa

senza stancarsi mai,

perché anche lei ha sempre voglia di giocare.

Tutto quello che si muove ha voglia di giocare.


(inedita)

sabato 30 marzo 2024

Alessandro Ricci

 Oggi è il mio compleanno. Perdonatemi un pizzico di vanità se voglio festeggiarlo con questa poesia dedicatami tanti anni fa da Alessandro (anche se la stagione è inversa).


A FRANCESCO DALESSANDRO

 

 

Questa piazza grande

dove l’annata si fa

più querula ai partenti

e più insieme che altrove

s’uniscono gli uccelli migratori

ai misteri d’Egitto,

saputo infine lo scacco

che alla mancanza d’ali

non supplisce l’immaginario, né,

a questo, dei versi o un amore

cui dedicarli;

la grande piazza,

che oggi aduna la metà forse

dell’intero volare

che c’era ieri,

è meno spazio che tempo.

 

Ho amato la mia città. Il sacro

odio

d’esservi vittima e complice

non la tocca.

 

Gli ultimi anni di storia

non li ho capiti.

 

Tra ceffi furenti e astuti, cui

è disdetta l’inutile, il bello

che non ripaga, il vero che turba,

mi spetta una morale decrepita,

un’arte maligna m’innamora

dei vecchi intolleranti

– occhi vitrei, non numerosi –

che si son dati convegno

qui nell’alberata, alla seconda

o terza tramontana d’avvertimento,

per riascoltare astanti, giusto

chi va e chi resta,

quest’ennesimo

canto pagano.

 

Chi ha perso cuore in un viaggio

brevissimo e decisivo, poi delirando

s’appaga, autunno dopo autunno,

a un vero volo d’uccello

per anima dedicata.

 

Le religioni consolatorie

non inventano amori come questo:

i mari, i cieli, il quarto

Sahara che s’avvista,

insieme e per sempre;

né l’inferno dell’infreddata,

che t’inchioda al crepuscolo, quando

giovani ali ti lasciano una volta

per tutte a terra, solo,

sgomberato dalla morte.

 

Qui bisogna parlare chiaro, fingere.

 

Non ho il coraggio

di vivere tutta la vita,

di morire tutta la morte

nel momento della partenza.

 

Prima dell’ultimo baccano evado

infamato dal serraglio e sturo

in via Nazionale; non ho avuto

parole di potenza per i vecchi

rimasti, non ho amore per me.

                                                 Il quinto

tramonto che ricordo così diritto

in fondo, sulla Colonna Traiana,

è sul sepolcro di Bìbulo. In ore

come queste Epicuro apriva

il giardino agli amici, e non

se ne vantava: semplicemente

era lieto.

 

Dove posso andare fra queste donne

enormi nelle pellicce, dove la luce

dalle vetrine è materia, dove

il desiderio è materia,

dove l’amicitia, il cor gentile

là sulla Torre delle Milizie,

tutto è materia, Checco, ma non

così com’era allora e per

contrario che già sapevano,

e c’era un vuoto pneumatico

tra i pensieri che lo creavano,

in un’Attica sospesa

fra Jonio e Egeo

come nuvola leggera

da parole purissime.

 

Tra i sei

e i settecento metri d’altezza,

gli uccelli che vanno via

formano e sfanno figure geometriche,

poligoni nella sera

che si fa fredda, oscena

tana di pipistrelli.




mercoledì 27 marzo 2024

Alessandro Ricci

Oggi cade il ventesimo anniversario della scomparsa di Alessandro. Vi prego tutti di ricordarlo leggendo questa sua poesia - alla quale teneva moltissimo - sulla scomparsa di un altro grande poeta come lui. 

     


       INDISCREZIONI SU CAVALCANTI

 

 

 

 

       – Uccidono Guido!

 

       Lo grido nei vicoli

       e nelle piazze, alle fontane

       dov’è il viavai dell’acque,

       ai cavalieri che passano

       con le rosse zimarre,

       alle celesti dame.

       La gente che si ferma mi dice

       che non è vero, che non ha

       colpe, che non ho

       colpa.

 

       Ma Guido muore!   Ieri

       ha scritto col sangue,

       s’è sbiancato alla candela:

 

       – TU PENSI CHE ARRIVI

       DAL MARE?

 

      Poi non ha detto più nulla,

      e c’era molta luna sull’assito

      dell’altana.   Ai primi

      colombi dell’alba,

      s’è sporto a guardare

      il sole. Là dove LEI

      mai sarebbe arrivata.

 

      Io son da solo. Guido

      mastica le mascelle,

      il suo cuore è bellissimo.

 

      Lui forse no, ma io ho paura

      che non desista,

      che chieda.

 

      *                               

 

      Forse così, in un mattino

      doloso di primavera, nato

      dai versi, salito a rarità

      di suono, a miracoli

      di bianco sulla luce

      di un volo che pure immobile

      e cieco negli istanti

      ultimissimi Guido seppe

      volare e vedere, morendo

      del proprio amore più che

      dell’intransigenza

      e del genio, e finalmente

      sapendolo, come una perla

      di Cina rinvenuta nell’anima,

      stretta in pugno e di pari

      natura, di pari

      grazia, LEI,

      lui, il mare poco

      distante, il mare

      che mescola...

 

      Forse cosi

      l’immoderato e miserando amico

      trovò Guido Cavalcanti

      al ritorno sulla terrazza,

      un poco scivolato

      dalla scranna, gli occhi

      sbarrati in alto,

      chiarissimi,

      più del cielo.

 


lunedì 25 marzo 2024

Vincenzo Di Maro

 LA LUCE CHE CI INVESTE


La luce che ci investe, la molteplice

foglia che ripete la lingua

del vento, la stupefatta quota

della nube o il fragile anemometro

del volo, il denso filatoio della rondine:

ospite o insidia, non l'abbiamo

saputo. Ma ora il buio

mescola gli avi e li conduce

ai canali del sangue, ai notturni

sussulti della casa ormai spoglia.

E poi il cuore-aquilone, il cuore-uccello

che sposa la molecola del sonno.

Avremo tempo ancora, come su una

soglia, come in un film di Clair

di conoscere l'ospite del mondo.

Farmaco o cura non lo abbiamo

saputo, perché sempre

siamo una volta sola: già la bufera

che rovesciava il pullo dalla vetta

non esiste e lo rende                                     

arido in mezzo all'erba, le orbite vuote

un pullulìo d'insetti.

Già la scia si richiude

sul guizzo del delfino.

Non abbiamo saputo nella breve

accoglienza distinguere lo spazio

mutevole del sangue dalla stretta

di antichi corridoi.

Ecco la doglia, questo

il sempre poi

del poi.


(inedita) 

venerdì 22 marzo 2024

Sauro Albisani

 LA BIBLIOTECA ITINERANTE


                                            ascoltando Chico Buarque de Hollanda


Dovrei (ma non lo faccio) trasportare

per la settima volta in quattro anni

in una nuova casa (provvisoria)

sobbarcandomi il peso (e intendo proprio)

il peso lordo) del trasloco, i resti

di un rifugio, di un nido, di un sepolcro:

la biblioteca. No, non lo farò.

Meglio un falò. Come inumano i morti

nel Gange gli induisti: Si ripete

di padre in figlio, il fato: sono figlio

di un autista. Guidava il bibliobus,

quand'era doveroso garantire

che: i libri dovessero arrivare

nei posti senza libri, e il Ministero

pensava alla provincia. Non è assurdo?

Sul serio! I libri una necessità?

Ascolto Chico: O que serà que serà.


da In bilico, Passigli, 2023


Nota: 

In bilico, di Sauro Albisani, viene presentato oggi alle 18, presso il caffè-letterario Mangiaparole, in via Manlio Capitolino 7/9, Roma (Metro Furio Camillo).

mercoledì 20 marzo 2024

Oliverio Girondo

 SI GUARDANO, SI SENTONO, SI ANELANO


Si guardano, si sentono, si anelano,

si sfiorano, si baciano, si snudano,

si respirano, si sdraiano, si annusano,

si ficcano, si slinguano, si abusano,

si addormentano, si destano, si sfregano,

si bramano, si tastano, si stregano,

si masticano, si assaggiano, si sbavano,

si mischiano, si accoppiano, si sfaldano,

si abbioccano, defungono, riappaiono,

si inarcano, si squassano, si stendono,

si contorcono, si stirano, si aizzano,

si stringono, vacillano, si strozzano,

si soppesano, si uniscono, si sturbano,

si schifano, si snervano, si piacciono,

si scontrano, si azzuffano, si allacciano,

si accovacciano, si agguantano, si stortano,

si perforano, si crivellano, si incastrano,

si martellano, si avvitano, si innestano,

svengono, si riprendono, gioiscono,

si contemplano, si infiammano, ammattiscono,

si disfano, si saldano, si calcinano,

si straziano, si mordono, si assassinano,

risorgono, si cercano, si offendono,

si eludono, si sfuggono e si arrendono.

 


Traduzione di Francesco Tarquini


Eccezionalmente, per la festa della Poesia, ecco il testo originale:

Se miran, se presienten, se desean,

se acarician, se besan, se desnudan,

se respiran, se acuestan, se olfatean,

se penetran, se chupan, se demudan,

se adormecen, despiertan, se iluminan,

se codician, se palpan, se fascinan,

se mastican, se gustan, se babean,

se confunden, se acoplan, se disgregan,

se aletargan, fallecen, se reintegran,

se distienden, se enarcan, se menean,

se retuercen, se estiran, se caldean,

se estrangulan, se aprietan, se estremecen,

se tantean, se juntan, desfallecen,

se repelen, se enervan, se apetecen,

se acometen, se enlazan, se entrechocan,

se agazapan, se apresan, se dislocan,

se perforan, se incrustan, se acribillan,

se remachan, se injertan, se atornillan,

se desmayan, reviven, resplandecen,

se contemplan, se inflaman, se enloquecen,

se derriten, se sueldan, se calcinan,

se desgarran, se muerden, se asesinan,

resucitan, se buscan, se refriegan,

se rehuyen, se evaden y se entregan.