CRONACHE DELLA LUCE, 1
Andiamo tu ed io verso
nord accompagnati
dai mutevoli estri di
un festivo giorno
di fine aprile
attraverso la fertile
e verde Sabina di
Orazio, ai lati del manto
d’asfalto il giallo di
ginestre e prataiole
il viola dei glicini
floridi e vincenti
lontano i paesi le
piccole città di un altro
tempo da sopra azzurre
colline guardano
la scia veloce dei
veicoli insensati il nastro
che li trasporta e li
perde come noi fiocchi
di fumo acre dal
lunotto impolverato
vediamo sfiorire nel
turchino abbandonarci
a una nuova vacanza a
un vagare senz’altra
meta che quella
dell’amorosa libertà –
se vanto d’amore non
vieta nessuna
libertà siamo già
nell’estate la terra
si prepara paziente a
una lunga stagione,
camminiamo rinfrancati
nel tiepido mattino
di aprile per le vie chiare
di Orvieto, noi
soli – turisti
involontari come santi
pellegrini avviati al
giudizio “fra gli empi
o i giusti?” alle porte
del regno “scambiandoci
un segno di pace” nel
fraterno
battesimo del sole ci
sporgiamo alla bocca
del pozzo volano corvi
“quando impareremo
ad amare?” scende anche
il crepuscolo: notte
l’hotel Gialletti prima
di cena l’amore
fatto in fretta, “ma
scrivi” – domani sul lago
saltuari uccelli
graffieranno un cielo
bianco.
da Lezioni di respiro, Il Labirinto, 2003
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