JOHN DONNE NEL SUO SUDARIO
Fu un ingegnoso capriccio
vestirti
così.
Fu un’occasione a prestito
come certi abiti da sera affittati
per un ricevimento?
E il papavero bianco
che hai sopra la testa
significa forse che è bianco
quel che prima era rosso?
Perché rosso è il colore del vino pagano,
del vivace desiderio
e del fuoco carnale –
il bianco è di un abito tranquillo.
Comunque, se è il carattere
che si cerca in un volto,
io direi che osservare
John Donne
sarà abbastanza:
violenta passione trasformata in gelo
e gelida
luce.
Nato a Lewiston, nel Maine, nel
1877, Marsden Hartley si trasferisce all’età di quindici anni a Cleveland,
Ohio, dove impara a disegnare e a dipingere. I suoi primi soggetti sono
farfalle, vermi e fiori, dipinti per un naturalista del posto. In seguito,
Hartley studiò e visse per lunghi periodi a Parigi e Berlino e viaggiò molto in
tutta Europa, dove si svolsero anche diverse mostre di successo dei suoi
quadri; una, perfino nella casa del celebre pittore tedesco Max Liebermann. Per
un certo numero di anni, quelli centrali della sua vita, risiedette in varie
parti del Nuovo Mondo, come nel New Mexico, nella Nuova Scozia, e a Bermuda. Da
ognuno di questi luoghi la sua arte trasse forza e trovò nuove intenzioni.
L'ultimo e più fecondo periodo della sua vita trascorse tra New York e la costa
del nativo Maine. Non si sposò mai, ma aveva una particolare predisposizione
per l’amicizia; ebbe, infatti molti amici intimi, tra i quali c’erano artisti e
scrittori di primo piano. Tra loro, era celebre per le sue lettere, ma di tanto
in tanto scrisse saggi o poesie che vennero pubblicati su riviste prestigiose,
come The Nation, The Dial e Poetry. In vita pubblicò
quattro libri: un volume di critica d’arte e letteratura, Adventures in the
Arts (1921), e tre piccole raccolte di versi, stampate privatamente: Twenty-Five
Poems (1922), pubblicato a Parigi, Androscoggin (1940) e Sea
Burial (1941), pubblicati a Portland, Maine. Una quarta raccolta, che aveva
intenzione di pubblicare durante il 1943, non vide la luce a causa della sua
morte. Durante la sua vita, dipinse circa un migliaio di quadri; alla sua morte
lasciò più di cinquecento poesie manoscritte su taccuini, o dattiloscritte e
accuratamente raccolte in cartelle, in aggiunta ai tre piccoli volumi
pubblicati in vita. Le date di composizione sono spesso incerte, anche se la
maggior parte dei testi appartengono ai suoi ultimi anni. Molti testi portano
lo stesso titolo, trattano gli stessi argomenti, esprimono le stesse esperienze
emotive dei suoi quadri più noti. I soggetti dei quadri: ritratti, figure,
nature morte, paesaggi, si ritrovano con la stessa evidenza nei suoi scritti.
Ma, cosa più importante, è un unico pensiero quello che produce, in pittura e
in poesia, una singolare spontaneità e naturalezza di linguaggio, e offre un
raro esempio di integrazione estetica. Nel 1945, Henry W. Wells, per The Viking
Press, New York, curò una scelta delle sue poesie migliori, col titolo,
appunto, di Selected Poems.
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