venerdì 9 giugno 2023

Eloy Sánchez Rosillo

 ANCORA LA POESIA      

 

Era da tempo ormai che la mia mano

non scriveva più versi e mi dicevo

spesso:

              “Può darsi che non torni più 

a scriverne; magari la poesia

non vuole appartenerti o accompagnarti, 

né donarti il fervore che rendeva 

bella la vita; a volte è immeritato

ardere in questo fuoco, pronunciare 

le parole che i cieli concedono a chi è degno 

di celebrare le cose del mondo 

e averne sulle labbra il sentimento”. 

                    Spesso m’accompagnava 

questo pensiero nell’inquieto andare 

solo come un proscritto nella notte

che non regge più il peso della colpa 

né il dolore d’esser stato scagliato 

nell’ombra da un mandato 

severo ed implacabile.

 

E guardando quegli alberi che crescono

in una vecchia piazza della città in cui vivo,

il volo di un uccello ed i fulgori

misteriosi di un corpo che s’abbandona sento 

che la parola non ha più il potere

di riversare sulla carta bianca

la grazia ed il tremore della vita.

 

Pure infine stasera, d’improvviso,

mentre il sole già stanco se ne andava

e non immaginavo d’esser chiamato ancora,

ho sentito una voce che diceva:

 

“Prendi la penna, scrivi”.


Traduzione di Francesco Dalessandro

4 commenti:

  1. Ho cercato il testo originale di questi bellissimi versi, ma non l'ho trovato. È possibile averlo? Grazie mille

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    1. OTRA VEZ EL POEMA

      Hacía mucho tiempo que mi mano
      no escribía unos versos, y a veces a mí mismo
      me he dicho:
      “Puede ser que no vuelvas jamás
      a escribirlos; acaso la poesía
      no quiere ya ser tuya, acompañarte,
      ni otorgarte el fervor que hizo hermosa tu vida;
      tal vez no merecieras
      arder en ese fuego, pronunciar las palabras
      que los cielos conceden al que es digno
      de celebrar las cosas y llevar en sus labios
      el sentido del mundo”.
      Y muchas veces iba
      con estos pensamientos caminando sin paz,
      solo entre tanta noche, lo mismo que un proscrito
      que no aguantara más el peso de su culpa
      ni el dolor de haber sido arrojado a las sombras
      por mandato implacable y justiciero.

      Y al mirar esos árboles que crecen
      en una vieja plaza de la ciudad en que vivo,
      el vuelo de un jilguero, los fulgores
      misteriosos de un cuerpo que se entrega,
      sentía que mi palabra no tendría el poder
      de dibujar sobre el papel la gracia
      y el temblor de la vida.

      Pero al fin esta tarde, de repente,
      cuando el sol, muy cansado, se alejaba despacio
      y yo no imaginaba ser llamado de nuevo,
      he escuchado una voz que me decía:

      “Toma la pluma; escribe”.

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  2. Per fare contenta una lettrice fedele come Nidia, ecco qua il testo originale della poesia di Eloy. Purtroppo qualche verso si è spostato, ma non è difficile leggerlo come si deve.

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