venerdì 17 novembre 2023

Geminello Alvi

 Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé. 

Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.

Posso citarne molti (ovvero, posso citare alcuni di quelli nei quali mi sono perso io, perché forse ognuno ha i suoi), a cominciare dal più enigmatico di tutti, il Pedro Páramo di Juan Rulfo. Oggi è il giorno dell'ultimo di questa serie, più recente:


IO VIRGILIO


Ancora possiedo il corpo d’inquarto compatto, ma ch’è insano all’interno come avviene a certe grosse mele che spaccate, invece della polpa soda che la loro buccia colorata lascia presagire, rivelano il dilatarsi d’una marcescenza. Abituato alla parvenza m’accorsi tardi d’essere malato, e però riconoscendo la necessità pura del male, che mi si estendeva dentro, e della prepotenza che doveva dall’accumulo comunque rifluire alla vita, avendone l’identico segreto e in sé molto sereno motivo. Quando glielo dico Alessi sorride e cambia discorso. Ma riunito, senza resistere, alla potenza di vita preliminare che cumulandosi ammala, il dolore mi si discioglie, scisso da ogni ulteriore intima aderenza.

 

Da Io Virgilio, Marsilio, 2023

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