venerdì 28 giugno 2024

Giancarlo Pontiggia

 RESTATE, VERSI


Come quando fosche, nel tempo

ombroso dell'adolescenza, le forze

premono sul mondo

ed è giugno, è sera, e odoranti

selve di glicine dilagano

sul cotto dei muri;


o se, in un'altra


sera, di settembre aureo,

tra pioppi frondosi, nel succo

di un tempo che pare

fisso, ed è, mentre

rosseggiano le bacche delle traslucide

settembrine, senti

una vita ignota,

che urge;


se di nuovo, in un mese


più algido, remoto, contro

il marmo del tempo, quando

le picee

spighe degli anni declinano verso

un vuoto desolato,

uggioso un cielo spiove; - voi


restate, versi, rose

di un più ferreo pensiero,

fiamme


nel baluginante nero.


da Con parole remote, Vallecchi, 2024



mercoledì 26 giugno 2024

Pietro Civitareale

 

PUTERCE SPREFUNNÀ

 

Quande te ’uarde, ju core

me zompe ’nganne

come nu ciéjje pazziariéjje.

 

Ti’ j’uocchie lucente i fennìute,

addò, meschiate, fanne feste

tutte i chelìure de j’arcobalene.

 

Puterce sprefunnà

pe’ nu mumiénte i scurdarme

de i delìure de la véite.

 

 

POTERCI SPROFONDARE. Quando ti guardo il cuore mi salta in gola, come un uccello che vuole giocare. Hai occhi lucenti e profondi, dove, mischiati, fanno festa tutti i colori dell’arcobaleno. Poterci sprofondare per un momento e dimenticare i dolori della vita.


da Nu munne, ju recorde, le parole, Edizioni Cofine, 2024

venerdì 21 giugno 2024

Francesco De Girolamo

 

BISBIGLIO ED ECO

 

Cerco il nodo che acquieta, grazie al poco

che non ho più, per cuore troppo aperto.

Ciò che vorrei, dunque, lo credo detto,

seppure non intenderlo sia un gioco;

a pronunciarlo pare un suono fioco

e più obliquo il suo senso che diretto.

Pertanto spererei che più protetto

fosse il suo segno ed il suo canto, roco

per menti che ad intendere il suo sfogo

potessero servirsene a dispetto.

Che sia perciò il suo transito più stretto,

di bocca, in vento, in vela, in punto, in luogo,

che un palpito racchiuso dentro il petto;

e il suo venire in luce, duri poco.

 

(inedita)

mercoledì 19 giugno 2024

Pietro Civitareale

LA VÉITE

 

Tiénghe tanta vojje de sole,

tanta vojje de lìuce,

tanta vojje de ju munne.

 

La véite è nu géire

de tanghe liénte i ’nsunneléite:

la cocce ’mmiézz’alle stelle,

i péide dentr’alla terre.

 

Emma trascenà ju destéine

che è come nu mìule cuccìute.

I fatechìuse è ju camméine.

 

 

 

LA VITA. Ho tanta voglia di sole, tanta voglia di luce, tanta voglia del mondo. La vita è un giro di tango lento e insonnolito: la testa tra le stelle, i piedi nella terra. Dobbiamo trascinare il destino che è come un mulo ostinato. E faticoso è il cammino.


lunedì 17 giugno 2024

Edoardo Ferri

 LINEA DI FONDO


Non linea immaginaria

ma limite reale

confine e regola

la linea è disegno d'ordine

controllo del peso

presa di posizione

in campo e fuori

se sono in linea con te

ti sto parlando forse

o andiamo solo d'accordo?


C'è sempre una linea di fondo

dove devi fermarti

per non perdere il respiro

quel limite estremo

che vorremmo prolungare

disegnare un campo profondo

le porte lontane anni luce

e il manto verde

dove la corsa non ha fine

viaggio fino al termine

della notte dei tempi.


da Linea di fondo, Edizioni Il Labirinto, 2014



venerdì 14 giugno 2024

Domenico Adriano

 

SCRIVERE UNA POESIA

 

Scrivere una poesia,

sempre è un colpo di mano sull’ignoto –

 

Perciò una poesia

si scrive di soppiatto,

all’insaputa quasi di noi stessi –

 

Conservo la tua scrittura tremante.

Quanto ci misi a venire a trovarti.

E un giorno ebbi l’ardire

della domanda a cui tu potevi

rispondere: «Dicono

che la lingua tedesca

sia la più poetica

del mondo: come posso raccontarlo

a mio padre che ha dovuto

subirla a Norimberga

violenta dai nazisti?»

 

Tu non mi rispondesti. Musica

ti soccorse, di angeli

d’una poesia di Hölderlin.

 

da Anna sa, Edizioni Il Labirinto, 2023

mercoledì 12 giugno 2024

Domenico Adriano

 

HO FATTO UNA PASSEGGIATA

 

«Ho fatto una passeggiata

per vedere le mie piante: i melograni

verdissimi e pieni di piccoli

frutti, sulle viti

grappoli acerbi d’uva, le amarene

già appassite. Ho incontrato

un albero di fichi

dal vecchissimo tronco così saldo

e forte che mi ha commosso».

 

«Questa è l’ora delle cicale»

ti meravigli – è estate

la stagione che ami, e io

per questa poesia antica

che mi doni

vorrei chiederti in sposa.

 

da Anna sa, Edizioni Il Labirinto, 2023

lunedì 10 giugno 2024

Domenico Adriano

 COMINCIA A FARE GIORNO

 

«Comincia a fare giorno»

la mia amata nel letto

mi detta un settenario

perfetto.

 

Prestami una lama

dico alla mia donna

per tagliare i miei versi.

 

Prestami una lama

voglio fare la pioggia orizzontale.

 

da Anna sa, Il Labirinto, 2023



venerdì 7 giugno 2024

Francesco Dalessandro

 RAPIDO FUGGE IL TEMPO 

 

 I

 

«Rapido fugge il tempo…» così canta

il poeta e si tormenta,

furtiva giunge l’alba 

e ferisce la notte «dalle labbra

l’anima mia si sporge nel respiro

a cercare la tua…»

 

 

II

 

«Ah, poesia, ti dilegui

nel vento che sussurra alla finestra

di questa casa nuova,

poesia, perché non segui

più i miei passi? mi metti

forse alla prova? oppure qui ti presti

agli inganni ai misteri

dell’amore che assalta

ai suoi furtivi sortilegi e affanni?»

 

 

III

 

Tu non sei dolce non sei remissiva,

poesia, ma sei la luce

che scende fra le torri e sulle prime

tenere foglie, l’ombra

nutrita di silenzio;

sei la coppia di rondini che zirla

allegrezza a primalba

e l’ombra del gabbiano

che nel giovane vento ne minaccia

il volo, se, poesia, tu non sei dolce

e non sei remissiva

ma riflessiva e attenta

alla mia pena perché ora vacilli

o minacci o mi assilli?

 

 

IV

 

Hai detto «la poesia mi sta lasciando

solo, come un amore

troppo timido, un tiepido

slancio di giorni stanchi…» però se 

le parole che graffiano

il buio confidenti non smarriscono

quelle piccole chiare

verità che non chiedono clamore

ma silenzio e se sono

luce alla notte che ci incalza – 

scrivi

 

 

 

 

 

mercoledì 5 giugno 2024

Francesco Dalessandro

 VISTA SULLO STROMBOLI


II – I fuochi

 

E se fosse bastato solo un passo

uno o due per raggiungere la vetta

più alta e affacciati nel vuoto

ammirare il riverbero del fuoco

che dal buio incipiente feriva

lo sguardo e gli occhi prima

che tutto di nuovo fosse spento

che il vulcano tornasse invisibile

e quel passo avesse acceso

forse vive forse vane speranze 

mentre l’ultima luce bordeggiava

i tetti delle ville e sulla spiaggia

deserta si accendeva qualche fuoco?

 

Ma l’ora passò vuota e nessuno

ebbe cuore nessuno si spinse

a quell’ultimo passo e delusi e

stanchi tornarono tutti mormorando

al punto di partenza, di lì a poco

si sarebbero seduti attorno ai fuochi

sulla spiaggia a parlare dell’ascesa

temeraria a ricordare la salita

e fatiche e speranze e delusioni

vive per un bagliore che in un solo

istante si era spento nel tramonto,

col pensiero di qualche speranza

perduta e la realtà di un sentimento

che si contraddiceva nel profondo

dell’animo che a sé destina

ogni miseria che non si sa amare

ma per nessuno mai una redenzione



lunedì 3 giugno 2024

Francesco Dalessandro

VISTA SULLO STROMBOLI

 

I – La salita

 

Chi sul fianco del colle col sole

alle spalle chi lungo i gradoni

dalla parte dell’ombra o i sentieri

più impervi fra le canne e

il fiume anche i più stanchi 

tutti che dalla spiaggia

salendo s’affrettavano alla cima

e nell’ora più fresca

guardando si sporgevano

al belvedere nei gesti nei passi

cauti di quelli che ancora

salivano i gesti e i cauti passi

loro riconoscevano, ma tutti

tutti nel tempo che s’avvita

su sé stesso anelanti il sereno

aspettavano il fuoco

del monte sprigionarsi lontano

sul mare ma nessuno

nessuno fra quelli che al buio

giunsero in cima e videro

la fervente città il suo lungomare

con le ville illuminate le strade

diritte le belle luci, nessuno

in avvenire avrebbe mai

riconosciuto che in quell’ora

l’ascesa parve a ognuno la prova

di un’impensabile redenzione