NON LASCIARLA MAI SOLA
Non lasciarla mai sola, la poesia -
la tua, la mia: non lasciarla nel mondo
senza luce. Perché di questo vive -
che proprio tu, la viva!... E
col tuo stesso aiuto sa aiutarti.
E se ha creduto in te, non puoi lasciarla...
Come troppe parole che in cuore
ci deludono: o peggio, si dimenticano.
Luce del mondo, tu rinneghi il buio.
E non lo sai che adesso stai specchiandoti.
da Gli amanti in volo (1998-2013), Pagine, 2014
venerdì 31 luglio 2020
mercoledì 29 luglio 2020
Giuseppe Rosato
IN QUESTE STANZE, 7
Abbuia, il tempo si fa vecchio
mi ti perde allo sguardo.
Come chiamarti, allora, richiamarti
in questa assenza che già spegne il giorno
appena giorno e lo nasconde agli occhi,
ai vetri hanno ingrigite gli anni
le tue tende, negandole alla trasparenza.
Se brancolo nel buio vado a memoria
da porta a porta da stanza a stanza
come il pesce che scoda nell'acquario
tutta la vita e non trova una via.
da Un altro inverno, Book editore, 2020
Abbuia, il tempo si fa vecchio
mi ti perde allo sguardo.
Come chiamarti, allora, richiamarti
in questa assenza che già spegne il giorno
appena giorno e lo nasconde agli occhi,
ai vetri hanno ingrigite gli anni
le tue tende, negandole alla trasparenza.
Se brancolo nel buio vado a memoria
da porta a porta da stanza a stanza
come il pesce che scoda nell'acquario
tutta la vita e non trova una via.
da Un altro inverno, Book editore, 2020
lunedì 27 luglio 2020
Roberto Pazzi
LA MOSCA DI GRAVINA
Una mosca invade la mia testa
cerca un'uscita, ingannata
prende il tuo viso per il mio.
Esplora i tuoi lontani capelli,
le tue labbra,
le tue ciglia,
poi si abbassa sulla punta del tuo naso
e tu subito ti gratti,
a mille chilometri da me.
L'hai sentita,
l'hai sentita
che ti prega
che le apra
la tua testa.
Sono io,
sono io
non mi scacciare,
tienimi dentro,
non mi far volare più!
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
Una mosca invade la mia testa
cerca un'uscita, ingannata
prende il tuo viso per il mio.
Esplora i tuoi lontani capelli,
le tue labbra,
le tue ciglia,
poi si abbassa sulla punta del tuo naso
e tu subito ti gratti,
a mille chilometri da me.
L'hai sentita,
l'hai sentita
che ti prega
che le apra
la tua testa.
Sono io,
sono io
non mi scacciare,
tienimi dentro,
non mi far volare più!
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
venerdì 24 luglio 2020
Sauro Damiani
E QUESTO ARDIRE
E questo ardire, questo ribollire
della vita com'è, che venir meno
non potrà mai, perenne ripartire,
vino che inebria, mortale veleno...
da Quartine del tempo e dell'amore, puntoacapo, 2020
E questo ardire, questo ribollire
della vita com'è, che venir meno
non potrà mai, perenne ripartire,
vino che inebria, mortale veleno...
da Quartine del tempo e dell'amore, puntoacapo, 2020
mercoledì 22 luglio 2020
Roberto Pazzi
IL NOME E L'ORA
Eri tu questa notte?
Il mio sonno ti accoglieva
nelle acque più profonde,
verso l'alba ti ho lasciata passare
e mentre salpavi l'ancora
per un attimo ho creduto di ricordare.
Ma quando sei uscita dal porto
hai sfiorato il faro
e il nome sulla poppa,
il tuo vero nome,
non lo leggevo più.
"Sei tu colui che deve venire
o dovremo aspettarne un altro?"
Così l'amante si annuncia
e dio nasconde la sua ora.
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
Eri tu questa notte?
Il mio sonno ti accoglieva
nelle acque più profonde,
verso l'alba ti ho lasciata passare
e mentre salpavi l'ancora
per un attimo ho creduto di ricordare.
Ma quando sei uscita dal porto
hai sfiorato il faro
e il nome sulla poppa,
il tuo vero nome,
non lo leggevo più.
"Sei tu colui che deve venire
o dovremo aspettarne un altro?"
Così l'amante si annuncia
e dio nasconde la sua ora.
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
lunedì 20 luglio 2020
Dino Campana
IL TEMPO MISERABILE CONSUMI
Il tempo miserabile consumi
Me, la mia gioia e tutta la speranza
Venga la morte pallida e mi dica
Pàrtiti figlio
Un dopopranzo, sdraiato sull'erba
Pieno di cibi e di languore, anch'io
Alla donna insaziata e battagliera
E ben lontana,
Avrei fatto dei versi deliziosi:
Mi rose e avvelenò fin dall'infanzia
Una cucina perfida e nefanda
Il gusto fine.
La morte magra e seria ha nella voce
Un'armnia che pure io gusto tutta
Ma il mondo grasso l'ha scomunicata
E la disprezza
I ricchi son potenti al giorno d'oggi
Fanno le leggi e decretan la fame
Ai poveretti che cercan nel mondo
Un ideale
L'ideale emaciato e affievolito
Va con occhi infantili ed incosciente
Vende [...]
Pei lupanari
Per non toccarlo s'alzan la sottana
Le donne. I bruti ànno violato l'ora
Sacra che passa e che sarà un domani
Fulgido enorme
I frenetici i pazzi su dal suolo
Nascon come funghi dopo pioggia
E ai loro tuoni di teatro buffo
Rispondono profondi
I gravi rospo e le ranocchie tenere
In melopea, dal lume della luna
Madreperlacea sopra la putredine
Inebriati
O Morte o morte vecchio capitano
Ischeletrito tendi le falcate
Braccia e portami in stretta disperata
Verso le stelle
O muto e cieco reduce, tra il marmo
Delle tue braccia suoni la mia testa
Elettrizzata esausta come corda
Che si dirompe
Il tempo miserabile consumi
Me, la mia gioia e tutta la speranza
Venga la morte pallida e mi dica
Pàrtiti figlio
Un dopopranzo, sdraiato sull'erba
Pieno di cibi e di languore, anch'io
Alla donna insaziata e battagliera
E ben lontana,
Avrei fatto dei versi deliziosi:
Mi rose e avvelenò fin dall'infanzia
Una cucina perfida e nefanda
Il gusto fine.
La morte magra e seria ha nella voce
Un'armnia che pure io gusto tutta
Ma il mondo grasso l'ha scomunicata
E la disprezza
I ricchi son potenti al giorno d'oggi
Fanno le leggi e decretan la fame
Ai poveretti che cercan nel mondo
Un ideale
L'ideale emaciato e affievolito
Va con occhi infantili ed incosciente
Vende [...]
Pei lupanari
Per non toccarlo s'alzan la sottana
Le donne. I bruti ànno violato l'ora
Sacra che passa e che sarà un domani
Fulgido enorme
I frenetici i pazzi su dal suolo
Nascon come funghi dopo pioggia
E ai loro tuoni di teatro buffo
Rispondono profondi
I gravi rospo e le ranocchie tenere
In melopea, dal lume della luna
Madreperlacea sopra la putredine
Inebriati
O Morte o morte vecchio capitano
Ischeletrito tendi le falcate
Braccia e portami in stretta disperata
Verso le stelle
O muto e cieco reduce, tra il marmo
Delle tue braccia suoni la mia testa
Elettrizzata esausta come corda
Che si dirompe
venerdì 17 luglio 2020
Roberto Pazzi
LA GRAVITÀ DEI CORPI
Le anime notturne pesano
d'una gravità di vino e sogno
liberate dalla parola
che sale e vince
la legge dei gravi.
Il bacio che apre la bocca
scarcera dalla memoria
e fuggono gli anni,
ridicola unità dell'infinito
nei corpi appesi
as asciugare al tempo.
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
mercoledì 15 luglio 2020
Sauro Damiani
NESSUNO E' TROPPO VECCHIO PER L'AMORE
Nessuno è troppo vecchio per l'amore.
Benché ferito, il cuore è sempre cuore.
"E' giovane, ma tu?" Anch'io lo sono
se giovinezza è grazia, puro dono.
da Quartine del tempo e dell'amore, Puntoacapo, 2020
Nessuno è troppo vecchio per l'amore.
Benché ferito, il cuore è sempre cuore.
"E' giovane, ma tu?" Anch'io lo sono
se giovinezza è grazia, puro dono.
da Quartine del tempo e dell'amore, Puntoacapo, 2020
lunedì 13 luglio 2020
Roberto Pazzi
TRE POESIE
Silenzio
Santo santo santo è il silenzio
amore tre volte purificato
dal fuoco del vento,
frutto del deserto
maturato dalle tenebre
per mani chiuse in cerca dell'alba.
La voglia
E questa voglia antica
che mai si spegne
col passare degli anni,
come farò come farò domani?
Chi di un vecchio ancora ragazzo
perdonerà l'antica brama?
Canzonetta
Ora che t'ho tradita,
metà della mia vita,
è vero che ti ho amata,
ora che ti ho perduta.
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
Silenzio
Santo santo santo è il silenzio
amore tre volte purificato
dal fuoco del vento,
frutto del deserto
maturato dalle tenebre
per mani chiuse in cerca dell'alba.
La voglia
E questa voglia antica
che mai si spegne
col passare degli anni,
come farò come farò domani?
Chi di un vecchio ancora ragazzo
perdonerà l'antica brama?
Canzonetta
Ora che t'ho tradita,
metà della mia vita,
è vero che ti ho amata,
ora che ti ho perduta.
da Un giorno senza sera, La nave di Teseo, 2020
venerdì 10 luglio 2020
Tommaso Lisi
L’AMORE TRANQUILLO
a
Olimpia e Antonio
Sapevo tutto di voi perché sapevo
del vostro amore.
Tu, Olimpia, eri
se non proprio di famiglia
quasi di casa se abitavi
di fronte alla mia. E tu, Antonio,
che venivi a trovarla ogni sera,
era come venissi a trovare
anche me, perché parlando con lei
e chiacchierando coi suoi era come se
parlassi e chiacchierassi con me.
Ma di che vaneggio, che tempo
sto richiamando con questi
ricordi e più che ricordi
richiami, appunto: perché vorrei
che quel tempo tornasse,
che quel tempo
non fosse mai passato.
Il tempo di quel vostro amore tranquillo,
è a me così vicino e familiare,
non certo e non soltanto perché dirimpetto
alla mia famiglia, che ora
non c’è più, come non ci siete
più voi, non c’è più quel vostro
amore tranquillo ora guastato
dalla tranquillità della morte.
Che non dovrebbe mai arrivare
su chi ama la vita, su chi vive
la tranquillità della vita.
Come è stato per voi due
in un tempo così lungo
che sembrava, non doveva mai finire.
(inedita)
mercoledì 8 luglio 2020
Anna Settevendemmie
OGNI VERSO TOCCA IL SUO
Ogni verso tocca il suo
profondo e là rimane
eterno e senza
desiderio
come quando si nasce o si muore
in vastità di luce e nel mistero
che ci lascia sempre
un passo indietro
da La casa senza pareti, raccolta inedita
lunedì 6 luglio 2020
George Gordon Byron
FUGGIRE
GLI UOMINI NON SIGNIFICA ODIARLI
Fuggire
gli uomini non significa odiarli;
non
tutti sanno appassionarsi e tribolare con loro,
e
non è lo scontento a mantenere la mente
nella
profondità della fonte, ché non trabocchi
tra
la folla infocata, dove diventiamo preda
della
nostra infezione, finché troppo tardi
e
troppo a lungo dobbiamo deplorare e lottare
col
tumulto in uno scambio miserabile fra torto
e
torto, in un mondo in lotta, dove nessuno è forte.
Traduzione
di Francesco Dalessandro
da Il pellegrinaggio del
giovane Aroldo, canto III, strofe 69
venerdì 3 luglio 2020
Anna Settevendemmie
DIALOGO CON PETER HANDKE
Nel suo Canto alla durata si legge:
“No, quel giorno provando
tutto questo capivo
che al miracolo mancava la
durata.
Ero riuscito sì a fermare
l’attimo,
ma nemmeno così
avevo qualche diritto su
di lui…”.
Caro Handke,
se è vero che al miracolo
manca la durata ciò che non
gli manca è il miracolo
del ritorno.
Nelle sue parole leggo il
senso
della vita occidentale
con un inizio un centro ed
una fine
quando invece tutto
si trasforma ed evolvendo
muta e se è vero che
l’attimo non
dura, il miracolo ritorna,
come
l’attimo che lo cattura.
Ci protegge il canto al
ritorno.
Ci proteggono fugacità ed
impermanenza
se anche la notte più buia
trova pace
nella sua stessa fine.
da La casa senza pareti, raccolta inedita
mercoledì 1 luglio 2020
Luigi Sailer e Trilussa
LA VISPA TERESA
di Luigi Sailer
La vispa Teresa
avéa tra l’erbetta
a volo sorpresa
gentil farfalletta,
e tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
“L’ho presa, l’ho presa!”
A lei, supplicando,
l’afflitta gridò:
“Vivendo volando
che male ti fò?
Tu si mi fai male
stringendomi l’ale.
Deh, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio”!
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì!
(1850)
LA VISPA TERESA
(seguito) di Trilussa
Se questa è la storia,
che sanno a memoria
i bimbi di un anno,
pochissimi sanno
che cosa le avvenne
quand’era ventenne!
Un giorno di festa,
uscendo di Chiesa
la vispa Teresa
alzava la vesta
per farsi vedere
le calze sciffonne,
che a tutte le donne
fan tanto piacere.
Armando, il pittore,
vedendola bella,
le chiese il favore
di far da modella.
“Verrete?” “Verrò,
ma badi però…!”
“Parola d’onore!”
rispose il pittore.
Il giorno seguente,
Armando, l’artista,
stringendo furente
la nuova conquista,
gridava a distesa:
“L’ho presa, l’ho presa!”
“Così mi fa’ male
alla spina dorsale!
Mi lasci! Che anch’io
son figlia di Dio!
Se ha il suo programma
ne parli a la mamma!”
A quella minaccia
Armando tremò,
dischiuse le braccia,
ma quella restò!
Perduto l’onore,
sfumata la stima,
la vispa Teresa
più vispa di prima,
per niente pentita,
per niente confusa,
pensò che l’onore
non è che una scusa.
Per circa tre lustri
Fu cara a parecchi,
fra giovani e vecchi,
fra oscuri ed illustri.
La vispa Teresa
fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva
Soffriva e s’offriva!
(la donna che soffre
se apostrofa l’esse
ha tutto interesse
di dire che s’offre!)
Ma giunta ai cinquanta,
con l’anima affranta,
col viso un po’ tinto,
col resto un po’ finto
per trarsi d’impàccio
dai prossimi acciacchi,
apriva uno Spaccio
di Sale e Tabacchi.
Un giorno, un cliente,
chiedendo un “toscano”
le tese la mano,
così…casualmente.
Teresa la prese,
la strinse e gli chiese:
“Mi vuole sposare?
Farebbe un affare!”
Ma lui, di rimando,
rispose: “No, No!
Vivendo fumando
che male le fò?”
Confusa e pentita
Teresa arrossi,
dischiuse le dita,
e quello fuggì!
Ed ora Teresa,
pentita davvero,
non ha che un pensiero
d’andarsene in Chiesa.
Con l’anima stracca
Si siede e stabacca,
offrendo al Signore
gli avanzi di un cuore
che batte la fiacca.
Ma spesso guardando
con l’occhio smarrito
la polvere gialla
che resta nel dito,
le sembra il detrito
di quella farfalla
che un giorno ghermiva
stringendola viva.
Così, come allora,
Teresa risente
la voce innocente
che prega ed implora:
“Deh, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio!
Fu proprio un bel caso”
sospira Teresa,
fiutando la presa
che sale nel naso.
“Se qui non son lesta
mi scappa anche questa!”
E fiùta e rifiùta,
tossisce e sternùta,
il naso è una tromba
che squilla e rimbònba
e pare che l’eco
si butti allo spreco!
Fra un fiòtto e un rimpianto,
tra un sòffio e un eccì,
la vispa Teresa…
…lasciàmola lì!
(1917)
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