venerdì 27 luglio 2012
Francesco Dalessandro
PAPÀ
I
Era forse una sera lontanissima
di gennaio del settanta, papà aveva
deciso di accompagnarmi in caserma
con la vecchia 600 perché s’era
fatto tardi e faceva molto freddo.
Era la prima volta che salivo
in macchina con lui. Papà non era
un guidatore esperto: dava gas
in maniera esagerata e il motore
andando su di giri ne soffriva.
Io soffrivo per lui: guidava teso
e silenzioso nel traffico serale
guardando avanti ma così indeciso
e insicuro non l’avevo mai visto.
Faceva male vederlo così chiuso
nel suo silenzio e standogli seduto
accanto non potergli dare aiuto,
perciò puntando i piedi sul pianale
e tenendo il cappello tra le mani
come stringessi un altro volante
ne assecondavo le incerte manovre
di guida ma provando un disagio
lieve sottile (forse papà credette
fosse paura) che si sciolse solo
quando scesi davanti alla caserma
e lui alla scarsa luce dalla macchina
mi sorrise. Lo vidi ripartire
prendendo una curva troppo larga.
II
Quando presi la patente perché ero
innamorato, i primi tempi anch’io
ero insicuro nel traffico e guidavo
teso come papà la stessa vecchia
600. Ma anni dopo l’incidente
fu con la 127 nuova.
Quando papà arrivò al pronto soccorso
ero seduto su una sedia a rotelle:
domandò come stavo e rinfrancato
da un mio mezzo sorriso mi posò
la mano sulla spalla, senza dire
o fare altro. Di quella discrezione
da uomo gli fui grato. Da ragazzo
m’avrebbe forse stretto tra le braccia…
Ricordo alcune volte che mi tenne
per la mano facendomi da guida
o per darmi conforto. Ma ricordo –
e oggi dopo dieci anni è un dolore
misurato e composto, ma costante –
anche l’unica volta che io tenni
la sua… Non so nemmeno se capiva
che ero io vicino al letto seduto
in extremis – mentre una tenue spera
di sole penetrava in quella stanza
d’ospedale fra i tagli della persiana
e alla fine di un giorno di febbrili
cure scaldava la sua mano pallida
afferrata alla mia – colpevolmente
a dirgli “papà, sono venuto, sono io,
resisti!”
Da Lezioni di respiro, Il Labirinto, 2003
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Davvero bellissima, complimenti.
RispondiEliminaE complimenti per il blog. Amo la poesia e ogni tanto metto giù qualche verso - se pure senza valore - e questo luogo lo riconosco come familiare ormai.
Vi abbraccio e vi ringrazio per tutto questo amore.
Giampiero Ligrone