ERTI CALLI, ALTI COLLI ORRIDI
ED ERMI
Erti
calli, alti colli orridi ed ermi,
riposte
valli, ombrose selve e sole,
ove
mai l’occhio suo non volge il sole,
cerco
(chi ’l crederà?) per riavermi.
Né
veggon gli occhi tenebrosi infermi
fin
qui quel sol che serenar li sòle,
né so
trovar conforme al duol parole,
perché,
quanto io vorrei, possa dolermi.
Che
non sì tosto il cor apre la via
per
la lingua al suo mal, ch’ella s’agghiaccia
e
nel mezzo la voce trema e more.
In
cotal guisa ognor la vita mia,
reciso
il germe, avvien che cada e giaccia,
e
passan gli anni e non passa il dolore.
da Rime, Guanda, 2000
da Rime, Guanda, 2000
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