CANZONE
E non era cominciata l’ora
dappoco oscurata da
una meraviglia
eterna; come i crinali
lungo i monti
che vanno da una luna
all’altra
vedendo la sua sera.
Pare che s’apre
lunghesso il
vento. Calmo, come
alcuno rumore
mai, che cala
conforme l’una sua
erta pendice: non hai
tu mai
veduto come tra la
dura siepe
s’effondi pure l’eco
di tua meraviglia,
sapere
solo dove corpo tace
infatti chiude altra
cosa
oltre presenza.
E s’alzano di punto
in bianco, uno
scaturire
bianco ed un respirare
solo.
S’aprono frapposti
quasi
biancospini, che splendono
d’intorno cuori,
ora che già sembrano
tali.
Se fosse vero che tu
non hai
corpo che un manto di
sole
che scintilla e non
saresti
per così poco indetta
delle notti
allo schianto che
fragoroso
si frappone invece di
uno corpo
la spada sulla nuda
pietra
altra sarebbe infine
lo splendore
e il tuo non esserti
più giù rimessa.
Per noi soltanto
avendoti
altra della pace
serena
è un viso tra le
foglie.
Come durano più a
lungo
questo qualcosa tra
cielo e terra
rotto in un lungo
gesto della spada
né Egli non meno che
nudo attende
la vinta stagione
delle erbe.
da Oggetto e circostanza, Il labirinto, 2016
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