Non è la mia ultima meta,
a Chapelizod c’è aria di sogni
e perturbazioni, di metamorfosi
senza volto, di nuove partenze.
FinnMacCool il gigante giace
ancora con il capo all’estremo
della baia, i piedi verso Phoenix.
Un giorno, dicono, si sveglierà
per salvare la sua gente dal tanfo
delle paludi e dai tremori di Dublino.
È presto a Mullingar House, Finnegan
serve già birra, digrediscono leggende,
il fiume è la sposa di lui fatto uomo
nel caos del tempo e il monte accetterà
il mio ritorno quando tutto e nulla
accadrà nel tormento delle parole.
Partecipo al gioco su invito dell’esule,
arrivo scherzando dagli scogli della
Torre Martello, non ho pace finché
non guardo le targhe e gli occhiali
dell’autore cieco appesi sopra il banco
del taverniere che spilla paziente
la salita delle spume ascoltando
quasi curioso la lingua strana dell’ospite.
da Forse un
altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia
antologia di
prossima pubblicazione presso “Il Labirinto”
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