venerdì 25 febbraio 2022

Silvia Bre

 

                                                         Bergamo

 

Pensala, inclusa nel corpo penitente

girato sotto per coprirsi con la schiena, in fuga

e tra le braccia la luce fragorosa che s’impenna

la parola eretica. Poi la segui, è un fiato.

Vuole che i suoi raggi s’impalino

e con il corpo fuso al mondo nascere domani

o non morire mai, così come beatitudine vorrebbe.

La musa del presente viene meno.

 

 

Ora monta la scia dei veggenti, hanno portato

la vampa stregata nelle ciglia l’attimo prima,

hanno saputo, e vanno, geni dell’aria estesa

alla primavera ossidrica, ai campi bestemmiati

che sbranano l’ombra, un colosso glaciale li guida

nel beta, nell’alpha, e poi l’occhio eterno.

 

 

E tu mantieni l’attimo soltanto, la gabbia chiusa, l’angelo

col fiato rotto in ogni gola, pensa nuovamente

questo guarire in trasparenza dove il cielo

sa il credo del tuo dolore e cedi alla miseria alata,

già ti devasti.

 

 

Da Le campane, Einaudi 2022

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