venerdì 3 marzo 2023

Gerard Manley Hopkins

A CHE SERVE LA BELLEZZA MORTALE?

 

A che serve la bellezza mortale /- pericolosa; spinge il sangue  dan-                   

zante - l’O-suggello-così / del sembiante, forma slanciata più superba

di quella a cui conduce / l’aria di Purcell? Vedi, fa questo: scalda

il genio dell’uomo alle cose / che sono; a ciò che significa bene –

dove un’occhiata domina meglio / di sguardo fisso – fisso e confuso.

Quei cari ragazzi, freschi umidi frutti / abbattuti da tempesta di guerra,

un padre, Gregorio, una volta / come avrebbe potuto spigolarli

da una Roma gremita? A una nazione / Dio offrì la preziosa occasione

di quel giorno. All’uomo incline / a adorare una roccia o sterile pietra,

dice la legge: Ama le più degne / cose d’amore, fossero tutte note;

al mondo le più care, l’intima natura / umana, raggiante da forma e volto.

Come fare, allora, per incontrare / la bellezza? Semplicemente incontrarla;

in cuor tuo riconosci il dolce dono / del cielo; poi lasciala, allontanati.

Sì, ma a tutti, auguratela a tutti / la grazia, la suprema bellezza di Dio.

 

(1885)


Traduzione di Francesco Dalessandro



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