Orribil verno in sen di primavera,
avoltoi al pensier, chiodi al cor fissi,
aspidi sotto fior, porpore e bissi
che riescon poi tela e vile e nera,
Cerbero, arpie, sirene, idra e chimera,
diluvi, terremoti, incendi, eclissi,
ima profonda altezza, eccelsi abissi,
son della vita mia l’immagin vera.
Né però, perché al passo ultimo giunga
l’alma, uscir vuol della prigione antica,
anzi al suo strazio i termini prolunga.
Oh va’, per viver suda e t’affatica,
dannoso empio desir di morte lunga,
pace guerriera e nimistate amica!
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