lunedì 16 febbraio 2015

Vladimír Holan

UNA NOTTE CON AMLETO

[...]

Perché Orfeo, nel condurla, non si è voltato a guardare
e l’ha dunque condotta di nuovo in questo mondo.
Ecco vi hanno già fatto qualche passo:


ORFEO
Sei contenta?

EURIDICE
Non so, non riesco a ricordare... Dovrò apprendere
di nuovo il dolore... Quanto tempo sono stata morta?

ORFEO
Non avevo coraggio... Ieri ha fatto mezz’anno.
E c’è voluto mezz’anno, perché mi decidessi...

EURIDICE
Taci! Il mondo andrà a ròtoli a furia di eroismi
che si trascinano dietro le viscere!

ORFEO
Te lo direi volentieri!... Ma vedi: al contrario io ricordo
troppo ogni cosa... Non so da quanto tempo sono vivo...
Mio Dio, tu stenti a camminare...

EURIDICE
Non è nulla... Non sono più abituata alle scarpine
che mi hai portato... Questi loro
tacchi alti! E anche la gonna
mi sembra di averla allacciata alla Credo...
Questo è un albero, è vero?...

ORFEO
Una trèmula, amore! La tua prediletta!...

EURIDICE
Ne vedo, ahimè, soltanto le radici
(questi nervi di demòni-vegetali),
ne vedo ormai soltanto le radici, a tal punto
mi sono assuefatta al soggiorno là sotto... Ma chissà!...
Hai detto: Amore!... Qual è il senso della parola àpeiron?

ORFEO
Infinito!

EURIDICE
Ah, sì! Prolungamento delle abbreviazioni...

ORFEO
Tu tremi!... Sei debole! Vieni a sederti
su questa pietra... Prendi il mio mantello...

EURIDICE
Hai detto: Amore!
Ah, sì, laggiù lo avevo quasi quasi obliato, e adesso
le tue parole mi riportano alla mente
che accanto alla fontana dell’oblio negli Inferi
c’è la fontana della memoria...

ORFEO
L’hai trovata?

EURIDICE
No, non l’ho cercata... L’essere più profondo
è proprio nell’inconscio sopraffatto dall’amore...
L’ansia, la compassione dell’amore
la sua delizia,la sua verità
bastavano perché mi fossi accanto
a soccorrermi e ad illuminarmi
con tutto quello che non ci è concesso
sapere di noi stessi...

ORFEO
Come in uno specchio... Ah, parla, parla!
Perché mi sto accorgendo che sei di nuovo sulla terra...

EURIDICE
È vero! Le valvole scoppiano... Vedo
un raggio solare che adorna il tuo brutto sfregio
sulla guancia sinistra, talmente
che devo baciarla... Nessuno ci segue?...

ORFEO
Tutto ciò che hai lasciato quassù...
Ed inoltre la curiosità, reclina come una statuetta
sul radiatore iracondo di un’auto... Non aver paura,
racconta! ... Posso baciarti?

EURIDICE
Sai, quando io quella volta...
L’amore è mortale?

ORFEO
Non so... Vi sono treni che non fermano
né a una fermata né alla stazione centrale...
Ma è un rozzo confronto... Non crederci!

EURIDICE
Laggiù chiedevamo dell’anima, e tutto
ci rispondeva col corpo perduto...

ORFEO
Si! Ed io qui sopra baciavo le tue
giacchettine notturne. Alcune odoravano solo di questo,
che non avevi dormito le tue proprie notti... Le altre
mi sembrava di estrarle da un letto di fiori,
tanto erano intrise della tua cipria... E le gonne e le camicette!
È folle, ma avevo diviso lo spazio
della mia memoria soltanto col fatto
che ormai non vi entravi... Avevo ormai paura
che i solitari rimorsi finissero
per incontrarsi col proprio fascino...
C’era qui per fortuna Giulietta...

EURIDICE
Ah, l’avevo obliata!... Dimmi: È viva?

ORFEO
Sì!... La tenebra infantile del suo giorno
imita la notte d’ieri... Non riesco
a immaginare che farà nel vederti...

EURIDICE
Come può ricordarsi di me?... Quanti anni ha ormai?

ORFEO
Sei anni a oriente della tua voce!

EURIDICE
Ma non avevi detto che ero morta da mezz’anno?

ORFEO
Mia cara, lo sai, l’uomo che non ha mai provato paura
non sa che cosa siano la volontà o la sposa...

EURIDICE
Mi hai dunque mentito...

ORFEO
Sì... Ma sei viva... Immagina quando ti vedrà...

EURIDICE
Giulietta, hai detto?...

ORFEO
Sì, Giulietta... una bimba... qualcosa
tra la visione e il prodigio... Come te...
Incontrandovi (come due bambine deposte
sulla soglia dell’orfanità), entrerete
nell’interno caldo della casa...
Lo so, vi sono troppi libri... Ma
anche statue e dei quadri ed inoltre
un canovaccio e un pianoforte e la bestia
del tavolo che beve i colori del tappeto...
E v’è anche la vostra modestia che, sorpresa
dal molto disordine, spazzerà la polvere
e poi preparerà la cena...

EURIDICE
Posso infine baciarti?

ORFEO
Non ancora, cara!... Già da molto
vado osservando che tu ascolti solo
il canto intorno e aspetti solo che a uno
di questi maestrevoli uccelli fallisca la voce...

EURIDICE
Fatale a te stesso, come mi comprendi!

ORFEO
Sei in me... Attònito, non chiedo
perché siamo... A che serve la volontà nel sogno
che ha smesso d’esser vigile?
Posso infine dormire solamente per questo,
che voglio con tenerezza svegliare... Noi siamo, mia cara, noi                                                                                        [siamo!...

EURIDICE
Giulietta! ... La bambina!... Ora ricordo:
aveva poco più di un anno, mentre morivo...
Gli alberi flettevano le cime al vento...
Era stupore o grido?... Supplicavo
Iddio: per lei, per te! Commiseravo
tutto, avevo compassione... Ma quello
che nella carità non è perdono
esprimerebbe volentieri il linguaggio straniero di entrambi...
Siamo già al sacrilegio...

ORFEO
Così in noi vaga il bosco e incontra gli alberi.

EURIDICE
Fu un albero solo ed un piccolo fiore...

ORFEO
Già sai quale... Fra un istante
ne fiuterai l’odore...

EURIDICE
Fra poco andrà a scuola, è vero?

ORFEO
Fra un mese, amore...

EURIDICE
Ha il sillabario? E la lavagna e la spugna ed il règolo?
E la borsa con lo specchietto dentro?
Vieni, dobbiamo affrettarci... Chi è rimasto
con lei? ... La trèmula?

ORFEO
Mio Dio... La trèmula, aspetta,
ma sì! Marta, ricordi? La vecchia Marta...La balia...

EURIDICE
Lei? È ancora viva? Già allora
doveva avere la casa fasciata di paglia,
come se fosse una casa con dentro un’inferma,
che anelasse al silenzio.

ORFEO
La vecchia Marta è con lei...

EURIDICE
Dunque adesso tu parli così,
tu che presagivi le eclissi e deviavi il corso dei fiumi?
Ma... lo sai... ma lo sai
che sono morta incinta;
con dolcezza dicevi: come soprappensiero?...

ORFEO
Vieni, mia cara!... No!... Ti porterò
e bacerò... Ti bacerò, accarezzandoti,
ti porterò, ti porterò, ti porterò e bacerò, accarezzandoti...


Ma il poeta non sa come continuare – 
e gli uomini ormai non si spaventano... 

[...]

Traduzione di Angelo Maria Ripellino

da Una notte con Amleto, Einaudi, 1966

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