DI VIL MATERA MI CONVEN PARLARE
Di vil
matera mi conven parlare
e perder rime, silabe e sonetto,
sì
ch’a me stesso giuro ed imprometto
a tal
voler per modo legge dare.
Perché
sacciate balestra legare
e
coglier con isquadra archile in tetto
e
certe fiate aggiate Ovidio letto
e tra
quadrelli e false rime usare,
non
po’ venire per la vostra mente
là
dove insegna Amor, sottile e piano,
di sua
manera dire e di su’ stato.
Già
non è cosa che si porti in mano:
qual
che voi siate, egli è d’un’altra gente:
sol al
parlar si vede chi v’è stato.
Già
non vi toccò lo sonetto primo:
Amore
ha fabricato ciò ch’io limo.
Da Rime, Einaudi, 1967
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