SONETTO XXIII
Come
un attore inesperto che in scena
dimentica
la parte per paura,
o
un infuriato traboccante d’ira
a
cui per troppa rabbia manca il cuore,
così
io sfiduciato dimentico i precisi
cerimoniali
della corte d’amore,
per
eccesso d’amore indebolito
di
quest’amore mi schiaccia la forza.
Nunzi
muti del mio parlante petto,
questi
fogli siano allora l’eloquenza
che
amore supplica e spera ricompensa
più
della lingua che di più più disse.
Oh,
leggi quel che amore silenzioso scrisse:
con
gli occhi ascolta chi l’amore intende.
Traduzione di Francesco Dalessandro
da Ladro gentile, Il Labirinto, 2014
Questo è il primo dei 42 sonetti di Shakespeare che Giuseppe Tomasi di Lampedusa giudicava "fra i massimi che mano umana abbia scritto" e che ho tradotto e raccolto in Ladro gentile. Venerdì prossimo, il 22, al circolo Aleph, in vicolo del Bologna 72, alle 17.30, ne parleranno con me i poeti Silvia Bre e Domenico Adriano. Chiunque voglia partecipare sarà il benvenuto.
Questo è il primo dei 42 sonetti di Shakespeare che Giuseppe Tomasi di Lampedusa giudicava "fra i massimi che mano umana abbia scritto" e che ho tradotto e raccolto in Ladro gentile. Venerdì prossimo, il 22, al circolo Aleph, in vicolo del Bologna 72, alle 17.30, ne parleranno con me i poeti Silvia Bre e Domenico Adriano. Chiunque voglia partecipare sarà il benvenuto.
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