lunedì 13 giugno 2022

Francesca Santucci

 FORZA MAGGIORE

 

 

I

 

Nella camera c’è il cubo, è piccolo

bianco e poi cresce e prende tutte le pareti

e quando mi assume nel suo buco

penso come se nessuno saprà che sono qui,

e non è strano: un desiderio grande di rinuncia,

interni invernali, i sonniferi

e i fuochi – a questo letto mi trattiene una luna,

una forza maggiore

 

 

II

 

(Quando ti stendi in diagonale sul letto

da lì si schiaccia tutto sul fondo,

e lo spigolo del muro è una linea

che divide due quadrati). L’esperienza del buio

si fa in orizzontale, e il tempo funziona

come prima: lui passa e tu conti.

 

 

III

 

Dormo solo se proprio non ti muovi,

o non mi lasci la mano (ora ad esempio

mi piacerebbe che tu dicessi una cosa vera

o la tua voce mi rassicurasse, mi indicasse

la porta da cui uscire, la strada

in cui correre, le persone nelle righe

da scomporre nel sorpasso).

 

 

IV

 

La mattina rifarsi sempre il letto

e prendere la decisione di dormire spesso

durante il giorno, per non restare troppe ore

esposta al dialogo. (Giacere in forma di cubo

che dilata nella stanza, quando la serranda è tutta calata

e dall’altra parte c’è un sole).

Il cubo è nero e si spalanca, mi prende con lui

mi bacia la testa. Lo chiamo come viene:

sedimento, scoria, amico gentile.


da La casa e fuori, Lietocolle, 2019

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