venerdì 15 marzo 2013

Attilio Zanichelli


DIARIO


Sapete di cosa io vi parlo?
No, non sapete; forse di un ricordo
con la mano sotto il mento,
mano indurita di ghiaccio, rado
cane che singhiozza nel mio occhio.

Devo comunque intrattenervi,
poco visitatori qualche volta
ai detriti della mia carne, poco
chiarezza di cosa sia portare un peso
nel letto d’acqua della vita.

Mi piego come sulle scale si piega il malato
o l’ospite davanti la porta. 
Dirvi il significato estremo, lo so.
Ma voi, davanti ai cancelli
serali dell’arrugginito giorno.

Da Una cosa sublime, Einaudi, 1982

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