Ho vissuto per tre mesi nel chiaro regno dei serafini
e la terra sotto di me era casta innocente e luminosa.
Il buio della morte era chiuso nei suoi tetri confini,
non lambiva la mia anima ridente con la sua ala tenebrosa.
Il tuo volto gentile, contornato da bagliori d’oro,
era sempre davanti ai miei occhi perché ad esso mi volgevo in
/ poesia;
sullo sfondo le montagne candide facevano coro
al tuo aspetto immortale, regina dell’anima mia!
Ora la poesia è finita, quella gloria angelica è spenta;
restano fiamme che si accendono e muoiono a tratti;
cavalcate di buio tornano a ghermirmi senza
ch’io sia in grado di reagire e, se t’incontro, anche i tratti
del tuo volto mi sembrano un po’ cambiati, quasi un peso grave
li renda meno armoniosi e limpidi e più aridi e sfatti.
I tuoi occhi han perduto l’immensità del cielo visto da una nave!
Da La cronaca. Poema 1939-1982, il Saggiatore, 2003
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