Ma quando udì le donne piangere
e lamentare la sua triste condizione,
la signora coi tipici gesti orientali
e le schiave nel loro greco imbarbarito,
gli si riaccese nell’anima l’orgoglio,
il sangue italico fremette disgustato:
le cose fino allora adorate ciecamente –
la sfrenata vita alessandrina –
gli apparvero estranee, irrilevanti.
E disse di non piangerlo, che non gli si addicevano
i lamenti, e era meglio celebrarlo
per il conquistatore ch’era stato,
così ricco di beni e di molto altro.
Era caduto? Non indegnamente,
ma da Romano e vinto da un Romano.
Traduzione di Nail Chiodo e Francesco Dalessandro
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