Cimici e pulci, con molti pidocchi
ebbi nel letto, e al viso zanzale;
in buona fé, ch’io mi condussi a tale,
che ’n tutta notte non chiusi mai occhi:
pugnevan le lenzuola come brocchi;
i’ chiamai l’oste, ma poco mi vale,
e dissigli: «Vien’ qua, se te ne cale,
col lume in mano, e fa’ ch’apra due occhi».
Un topo ch’io aveva sotto l’orecchio
forte rodea la paglia del saccone;
dal lato manco mi tossiva un vecchio.
E più da piede piangeva un garzone.
Qual animal m’appuzza, qual morsecchio,
dal lato ritto russava un montone.
Onde per tal cagione
perdetti il sonno e tutto sbalordito
con gran sete sbucai, quasi finito.
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