ARTE REGIA
ricuoce e spurga il vecchio muro, ronzante
d’api o d’acque, secondo le stagioni che
s’arruffano tra loro, spedendo giorni torridi
e fruscianti, molti mesi, a caso;
si tiene in spalla il melo sul suo zoccolo d’argilla
e un resto d’orto, bruciato, a pomodori e verze;
a volte, rimane affacciato un cane, ma senza
dar di voce, solo spaziando con il naso l’orizzonte;
anche i pensieri s’acquietano sotto quel muro
che quasi abbraccia la finestra, da dove
volano parole grosse, stampatello,
nomi di zolfi e mercuri, inseguendo la sirena
che, schiva, nuota lungo la marina
(inedita)
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