DUE POESIE PER DELIA REXROTH
Morta a giugno del 1916
I
Sotto quelle tue rose gialle in disordine,
oggi, Delia, sei più giovane
di tuo figlio. Due decadi e mezzo –
la tomba di famiglia s’è inclinata su un fianco
e lui ti ha superata di metà dei tuoi anni.
Sull’altro lato del paese,
sotto i salici accanto al fiume lento,
profonde sotto terra le tue costole sbiancate
mantengono la curva del seno premuroso
e fervido; il cranio sottile, l’ardore del cervello.
Sulle dita la memoria degli Études
di Chopin e nei piedi i valzer lenti
e il sonno da champagne e two-steps.
La candida luna piena di mezza estate,
che vedesti stando sveglia quell’ultima notte,
guarda ancora una volta la storia riempire
di cadaveri il deserto e gli oceani
e dalla finestra a levante guarda me
sopravanzare la tua mezza età
e la conoscenza la tua agonia e dissoluzione.
II
La California rotola
in un’estate sonnolenta, e l’aria
è satura del fumo acre
e dolce dell’erba bruciata
sulle colline di San Francisco.
Così brucia la carne e così
le piramidi, e ardono le stelle.
Stanco, stasera, in questa
città di parvenu, nel disumano
Ovest, nell’anno più insanguinato,
ho tirato giù un libro di poesie
che ti piaceva (e che ti piaceva
cantare su una musica
mai più trovata): Long Ago
di Michael Field. Difatti, sono
di tanto tempo fa i tuoi capelli
di bronzo, il corpo slanciato.
Eri, credo, un’amante feroce,
una moglie sfrenata, una madre
ferina. La vita m’è costata
più anni, ora, ma assai meno dolore,
di quel che pagasti tu, per essa.
E ho riacquistato, da solo
e per me stesso, le poesie
e i dipinti scavati dall’osso
ribelle, i preziosi risultati
della tua vita straziata e infelice.
Traduzione di Francesco Dalessandro
da The complete poems of Kenneth Rexroth, edited by Sam Hamill & Bradford Morrow, Copper Canyon Press, 2003
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