Ci sono le mie cose
ad asciugarsi, nell’angolo:
quella gonna azzurra,
con la camicetta grigia –
Sono stufa di guai!
Solleva le coperte
se mi vuoi,
e vedrai
gli altri indumenti –
farebbe freddo stare
con niente addosso!
Non mi va di lavorare
così non ho soldi.
Che vuoi
farci?
– e nessun gioiello
(da matti)
Ma ho gli occhi
e una faccia liscia
e questo qui! Guarda
com’è alto!
Cervello e sangue
c’è lì –
mi chiamo Robitza!
Reggiseni
e mutandine
vadano pure al diavolo –
Che m’importa?
I miei due ragazzi?
– sono in gamba!
Lascia che se ne occupi
qualche ricca signora –
magari andranno bene
a scuola, o altrimenti
che finiscano per strada –
e il problema è risolto.
Questa casa è vuota,
non è così?
Perciò è mia
perché ne ho bisogno.
Oh, non morrò di fame
finché la bibbia li costringe
a darmi da mangiare.
Se vuoi guai
puoi aiutarmi,
se no lascia perdere –
e il problema è risolto.
Il medico condotto
è un dannato scemo
e tu
vattene pure al diavolo!
Entrando, avresti potuto
chiudere la porta;
fallo adesso che esci.
Sono stanca.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da The collected poems of William Carlos Williams: 1909-1939, New Directions Publishing Corporation, 1991
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