MEMORIE
D’ADOLESCENZA
Un’estate,
che d’estate son i tramonti lenti,
pesante
quant’è il sonno e la stanchezza medesima,
non
avrei voluto altro che riposare, se fosse stato
possibile.
Non reggeva più neppure la voglia
amara
d’inasprire in me stesso il mio male.
Non
avrei voluto cedere in nulla, ma invece
mi
toccava assopirmi al sole in materia
stanca.
E dalla stanchezza un filo di melodia.
Supino,
ombre e sole, foglie
e
cielo, silenzio e cicale. Le mani
le
abbandonava sull’erba riarsa, si tuffava
nell’estate
l’anima e tornava d’ogni parte
carica
d’ogni cosa, non articolava, non distingueva,
tornava
stanca. E non poté credere a se stessa
la
mattina che le filtrò un’estatica canzoncina.
Nessun commento:
Posta un commento