Juan Ruiz non è più. Si è tolto la vita lunedì
scorso alle quattro del pomeriggio. Alle 15.27 aveva spedito un ultimo
messaggio whatsapp alla giovane donna
con la quale negli ultimi anni aveva intrattenuto una tormentata relazione sentimentale.
«È tutto finito. Non una parola di più», le aveva scritto. Il messaggio chiudeva
la relazione e la sua vita. Avrebbe compiuto presto settant’anni. “In un modo o
nell’altro, si muore. A me tocca per un no
secco e affilato come una lama, colpo ben assestato, che non mi lascia
scampo. Amore è morte, si sa”. Così l’ultimo messaggio, a
chi scrive.
Lunedì scorso – per una tragica coincidenza –, mentre
lui moriva, si poteva leggere qui la serie di dieci Quartine di morte e vita, la sua ultima poesia (nella quale “ho tratteggiato
il mio lamento senza ‘lagnarmi’, come mi è stato fatto notare”, aveva scritto inviandola).
Tutta l’opera di Ruiz consiste, del resto, nella trentina di poesie d’amore pubblicate
qui nel corso dell’ultimo anno, a partire dal 5 marzo. Aveva iniziato a
scrivere solo da qualche anno, per amore della donna che è stata anche causa
della sua morte. Diceva che, prima di conoscerla, aveva avuto un’esistenza incerta,
contrastata, scontenta, sempre ai margini del “gran spettacolo”.
Quella che segue è l’ultima poesia che pubblicheremo,
salvo trovarne di nuove fra le sue carte. Ne conosciamo altre tre, ma il
lessico impiegato le rende impubblicabili.
LUCE
NUOVA
Chiudi
gli occhi, non guardare
la
fredda superficie delle cose
dove
solo si rivela un mondo
di
misere apparenze, un mondo
di
voglie banali che non sa
né
conosce cos’è il desiderio.
Dimentica
che ti hanno insegnato
a
vedere, chiudi gli occhi
e
guarda in te, donna che va
nel
sole, riflessa nella luce.
Nel
buio dello sguardo troverai
quel
che hai dimenticato.
Indaga,
cerca in te, nel buio
fervido
dell’anima, una luce
nuova…
Cercami! Sono io,
io,
non mi vedi? quel punto radiante
amore
nel cerchio della tua vita,
io, ora costretto a possederti
solo
con le parole con la nuda
fantasia
ma senza il tormento
di
scivolare arreso nella morte.
(inedita)
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