QUALITÀ
DI MORTE
Ci
scappa il morto!
Ci
sta scappando
il
morto ci è scappato.
È
fuggito in una morte seria
d’occhi compiti
e
vasi etruschi
fuggendo
dalla morte nemica
di
bossoli nutrita.
Morti
perfettamente uguali
pur nelle distinzioni
ipocrite
dell’orride
devastazioni.
Come
faranno le religioni
a
riconoscere gli accoliti.
Solo
chi li vede non li distingue
in
cadaveri rossi o azzurri.
Da
un morto all’altro stiamo fuggendo
sotto
il manto delle stelle.
Se
dal torbido sogno
mi svegliassi antilope
apprenderei
la virtù dei forti.
da
Assurdo e familiare, Piero Manni, 1997
Parole
per Vito
A sei o sette anni, mi trovai per
la prima volta in mezzo ai preparativi di un funerale. Gli urli e i pianti
intorno a me mi spaventavano molto, perciò mi tenevo aggrappato, tremante, alle
gonne di mia nonna: capivo d’avere a che fare con qualcosa di terribile e ne
avevo paura. Allora, mia nonna, che si accorse del mio spavento, si chinò su di
me, mi sorrise e disse, in dialetto: «Se rii la ècchia scappa». Se ridi, o
sorridi, la vecchia scappa. Chi fosse la vecchia non chiesi. Non aveva importanza.
Ma compresi quel che aveva inteso dirmi: le diedi retta, sorrisi anch’io e
tutta quell’agitazione cominciò ad apparirmi in una luce un po’ ridicola; non
ebbi più paura. Insomma, il riso (l’umorismo, il ridicolo) vince anche la
morte.
Non avevo più pensato alle parole
di mia nonna, fino alla sera in cui lessi la poesia di Vito Riviello riportata qui sopra. Il doppio uso del modo di dire dei primi versi mi divertì e mi sorprese
e risvegliò quel lontano ricordo. La poesia è tratta dalla raccolta intitolata Dagherrotipo del 1978.
Proprio in quegli anni conobbi Vito e quel libro fu il primo suo che lessi. Da allora, leggere la poesia di Riviello mi ha sempre ricordato quella frase. La sua ironia, la sua vena comica e surreale, sono il riso che scaccia la “vecchia”, un esercizio di esorcismo contro… Contro quel che volete, appunto: la paura, la morte, o solo la fatica quotidiana, l’ansia della vita. Non che questo fosse l’intento di Vito, forse, ma io la sua poesia la leggo così. E gliene sarò sempre grato, ricordandolo con particolare affetto nell'imminenza dell'anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 18 giugno del 2009, ormai dieci anni fa.
Proprio in quegli anni conobbi Vito e quel libro fu il primo suo che lessi. Da allora, leggere la poesia di Riviello mi ha sempre ricordato quella frase. La sua ironia, la sua vena comica e surreale, sono il riso che scaccia la “vecchia”, un esercizio di esorcismo contro… Contro quel che volete, appunto: la paura, la morte, o solo la fatica quotidiana, l’ansia della vita. Non che questo fosse l’intento di Vito, forse, ma io la sua poesia la leggo così. E gliene sarò sempre grato, ricordandolo con particolare affetto nell'imminenza dell'anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 18 giugno del 2009, ormai dieci anni fa.
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