LA
TUA NONNA TANTO SIMILE ALLA MIA
La
tua nonna tanto simile alla mia, innocente
creatura
riuscita con splendore a diventare
nonna,
viveva con tua madre in una casa
modesta
ma lieta e allegra dove tu non trovavi
lo
spazio immaginario per scorribande nel mondo
che
di anno in anno cambia usi e costumi
per
la irrequieta gioventù psichedelica
drogata
non più di vino e politica, come
la
mia, ma di sesso ed eroina, già ai quindici,
sedici
anni, e fortuna vuole che le strade
della
vita ci abbiano riunito per un attimo
in
quella casa solare dove tua nonna, come la mia,
tristemente
disse addio morendo a figli e nipoti
poco
dopo l’invito-merenda fatto a me
pregustando
una buona torta di cui qualche fetta
sbocconcellai.
Tutte le nonne si rassomigliano, forse,
non
ho molta conoscenza dell’universo
nonnesco,
ma se sono nonne fino in fondo,
con
la favola di «Cappuccetto rosso» ad allietare
le
nostre infanzie terrene, prima di sconfinare
in
collegi o strade affamate di droga o manifestazioni
contro
il fascismo, quello di ritorno, il nuovo
fascismo
che imbratta i muri con scritte naziste
di
violenza o fa saltare i treni rapidi nelle gallerie.
Se
sono nonne fino in fondo vanno ringraziate,
mangiando
una fetta di torta, anche se tu eri
troppo
ragazzo per capire che trangugiandola,
esaudivo
un piccolo demone del ricordo, ritrovando
la
mia vecchia dolcissima nonna. Ritornammo a casa
in
vena di confidenze; ed io ti raccontai la lugubre
storia
della fine mortale di mia nonna, sola, accampata
nello
strazio di essere stata abbandonata da tutti, e ancora
il
rimorso la notte nel sogno mi visita e mi sveglia
per
punizione che nessuna espiazione potrà cancellare
oltre
l’inferno canagliesco dell’immaginazione.
Da
Morte
segreta,
Garzanti, 1976
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