mercoledì 2 gennaio 2013
John Keats
LA BELLE DAME SANS MERCI
Una ballata
I
Cosa ti affligge, cavaliere in armi,
E trattiene qui, pallido e solo?
In riva al lago il giunco è secco
E non cantano uccelli in volo.
II
Cosa ti affligge, cavaliere in armi,
Così affranto, così sconvolto?
Lo scoiattolo ha pieno il granaio,
È già ammassato il raccolto.
III
Vedo un giglio sulla tua fronte
Da un’angoscia febbrile imperlata,
Sulla tua guancia una pallida rosa
Troppo presto è sfiorita.
IV
Una dama incontrai per la strada,
Di beltà piena, una figlia di fata,
Capelli lunghi, passo leggero,
E due occhi di sparviero.
V
Una ghirlanda in capo le metto,
Bracciale e cinta profumata;
Lei mi guarda, con dolce lamento,
Come fosse innamorata.
VI
Sul destriero al passo la porto,
E nient’altro quel dì ho scorto,
Ché contro me reclina cantava
Una canzone incantata.
VII
Per me trova le dolci radici,
Miele selvatico e manna-rugiada,
Con lingua strana certo mi dice –
Di te sono innamorata.
VIII
Mi conduce a una magica grotta,
Là sospira e si scioglie nel pianto,
Là i ferini suoi occhi selvaggi
Io sigillo con baci quattro.
IX
Là mi culla finché non dormo
E – me misero – subito sogno
Il mio ultimo sogno, sognato
Sul pendio d’un colle ghiacciato.
X
Là, re e principi vedo, e guerrieri
– E su tutti un pallore di morte –
Che mi gridano «La belle dame
Sans merci ti stringe forte».
XI
Nella sera labbra orride e vuote
Ad ammonirmi spalancate
Vedo e mi sveglio, mi trovo gettato
Sul pendio del colle ghiacciato.
XII
Ecco perché io qui dimoro
E mi trattengo, pallido e solo:
In riva al lago il giunco è ormai secco
E non cantano uccelli in volo.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da «Pagine», XVIII, 54, gennaio-marzo 2008
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