lunedì 27 maggio 2013

Roberto Roversi


DECIMA DESCRIZIONE IN ATTO, VI



Ieri in via Andegari scura e stretta, raffinata via che conduce a
una foresta di simboli scalcagnati, la moglie incontro incontrai ho
incontrato di un compagno fucilato. 
Srormiscono le foglie della memoria.
Con una testa di capelli rossi, in quelle case sporche di fango o
dell’ottusa avidità borghese la spalla modulata dolcemente     
                                                                             /suonava.
La sua giovinezza (incantava) ancora.
L’ora del giorno, incerta un poco colma
o piuttosto il luogo distaccato dai rimorsi, in una incerta
ombra, distaccata dalla buriana ossessiva,
la giuliva felice voce di addio ciao
o R. che (un attimo)... dimenticato, al mio cuore...
Si possono dimenticare i morti per sempre.
Leggeri andavamo a braccio
i suoi capelli di fiamma disse sono sposata ho due figli
neppure un ritratto più, mi puoi capire
una gran voglia di vivere
questa città fa impazzire.
La provincia fa morire.
A notte ancora nella sua casa, fra i figli e il marito
nella casa a mezz’aria
sui rami di un albero fortunato di cristallo, verde.
Baciò me sulla bocca
perfida, e dolcemente, vicino alla porta.
Tutto scomparso, assopito, scancellato, annegato,
visi di uomini trapassati sbiancavano in polvere
non era vero più niente.


Da Tre poesie e alcune prose, a cura di Marco Giovenale, Luca Sossella Editore, 2008



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