QUEL GIORNO AVEVANO CHIUSO AGOSTO
a mio padre che sarà tra forbici e stelle
Quel giorno avevano chiuso agosto
con i limoni sugli occhi
non sapevo ancora niente
degli aperitivi e dei film di Burton
giocavo a pallone
con la maglia del portiere
al centro del grande zabaione
dove Napoli galleggia
nella sala d’attesa
tolsero l’acqua al pesce rosso
il dottor temporale disse di chiudere le porte
/ rimaste socchiuse
ci caricarono il buio alla nuca e spararono
era un elefante con le gambe secche
e non ci volle molto a cadere
era l’ultima via Santa Lucia
che se ne andava timida dal golfo
hanno visto alzarsi in volo uno stormo
dalla piazza fredda del letto di mia madre
hanno tolto l’uomo
hanno sradicato le sue mani dalle mie
quando tornerà sarà davanti agli occhi di Antonio
e tra le braccia di Maria come il figlio che non ha
quando tornerà non sarà buio il corridoio
si siederà a tavola e dirà: «perché avete aspettato tanto...
potevate cominciare».
Da Una città chiamata le sei di mattina, Edizioni della Meridiana, 2009
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