mercoledì 22 maggio 2013

Annelisa Alleva


SONNOLENZA. NON HO VOGLIA DI VIVERE

a N. N.

Sonnolenza. Non ho voglia di vivere,
mangiare. Mi serve il buio, la stanchezza,
per raggiungere l’oblio desiderato del sonno;
ho bisogno di sentire che il tempo mi scorre
sopra, mi schiaccia. Sono quasi una cosa.
Una ragazza raccoglie anche un chicco
di grandine, o una foglia rossa. Un adulto mai.
Non mi metto a sfidare il tempo un’altra volta;
il conducente ha fretta. A bussare a porte d’altri,
quando un’anta si apre e l’altra schiena immobile
ti guarda e ti sorride. E tu entrando la sfiori.
Ma alla passione non posso rinunciare.
La palla di ferro cade in pendenza rotolando
pesante, noi la tiriamo su con un balzo,
nel cratere dei punti. Se muovi troppo,
il congegno si blocca; se fai roteare forte
le palpebre dei punti, scatta il toc della palla
in più. Abbiamo confuso le mani, ma nessuno
ha vinto la partita. La tua rosa è ancora viva.
Si è aperta tanto da mostrare il verde;
mi parla di noi il suo rosa, il suo silenzio
mi racconta la tua vita. Quando sarà finita
la butterò via, mentre tu resterai quello che eri:
riposo, tana e suo abitante, quel personaggio
di Guerra e pace, festa della carne,
e quello che non sei diventato: amore.


Da L’oro ereditato, Il Labirinto, 2001

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