lunedì 17 giugno 2013

Elizabeth Bishop

AL QUINTO PIANO

Ancora buio.
L’uccello sconosciuto sta sul ramo solito.
Nel sonno abbaia il cagnolino dei vicini,
lo fa una volta sola, in tono interrogativo.
S’interroga nel sonno anche l’uccello, forse,
una volta o due, trillando tremulo.
Domande – se poi domande sono – 
che ottengono risposta, pronta, semplice,
dal giorno in persona.

Meticoloso, ponderoso, enorme
mattino; luce grigia
che minia ogni ramo spoglio, ogni singolo
fuscello, da una parte sola, dando
un altro albero di venature vitree...
L’uccello è sempre li. Ora sembra sbadigliare.

Il cagnolino nero corre nel cortile.
La voce del padrone s’alza, aspra:
“Dovresti vergognarti!”.
Cosa ha fatto?
Allegro lui saltella su e giù;
scorrazza in tondo tra le foglie morte.

Senso della vergogna, zero.
Lui e l’uccello sanno che c'è una risposta
a tutto, a tutto si provvede, non occorre
rifare la domanda.
– Ieri ha portato a oggi senza sforzo!
(Uno ieri per me quasi impossibile rimuovere).


Da Miracolo a colazione, Adelphi, 2006
(con traduzioni di Damiano Abeni, Riccardo Duranti e Ottavio Fatica)

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