Mio Delfino, solo di sorpresa tu mi guidi,
schiavo come Racine, l’uomo dell’arte,
attratto nel suo dedalo di ferrea composizione
dall’incomparabile voce delirante di Fedra.
Quand’ero travagliato nella mente, ti lanciasti sul mio corpo
preso nel nodo scorsoio delle corde
di un tramaglio che affondava,
quell’opaco strisciare e inchinarsi della mia volontà...
Sono stato a sentire troppe
parole della musa collaboratrice,
e forse troppo ho tramato a cuor leggero con la mia vita,
senza evitare danno agli altri,
senza evitare danno a me stesso –
per chiedere compassione... questo libro, metà fantasia,
rete fatta dall’uomo per il divincolarsi delle anguille –
i miei occhi hanno visto ciò che ha fatto la mia mano.
Traduzione di Rolando Anzilotti
Da Il delfino e altre poesie, Mondadori, 1989