IL RACCONTO DEL MARITO
I
Di notte scivola fra materasso e sonno
si arrotola su un fianco
stringe le palpebre come per un dolore
e dietro gli occhi la cerca.
Prima che se ne andasse, quando ancora riusciva a parlare
in un sussurro gli ha detto: – tutte le sere, dal letto
chiamami con la malattia della tua voce,
fammi rientrare...
II
il mare greco si gonfiava di schiuma, il pergolato d’uva maturava
al sole
era seduta in un angolo d’ombra dentro un chimono lucido di
seta
e con l’indolenza di una sonnambula
alzando il viso liberava gli occhi dal buio dei capelli
tutt’intorno il silenzio della mattina prima che lo strepitoso
vociare
della torma estiva irrompesse con le sue corna d’ariete
versando il caffè nelle tazzine il chimono si piegava, si rialzava
usciva e rientrava in un largo di sole
sul mare il taglio spumoso di un traghetto andava e tornava
III
Di notte, arrotolato su un fianco, dentro la stanza senza più colori
non vede le scene memorabili del loro amore
vede il mare greco, le mani tenere e dure che sfogliano il giornale
il chimono fluttuante dalle spalle ai piedi
poi vede la sua faccia capovolta nell’obiettivo della
nikon, cercare ispirazione dalla luce
e la bocca di lei che sorridendo
dice: – a cosa serve una foto? ti basteranno gli occhi per
ricordare.
Da Di questo mondo, Aragno, 2013
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