ANCORA L’IPOTESI DI LYELL
Tentativo d’illustrare gli antichi
mutamenti della superficie terrestre
con le cause ora in atto.
Sottotitolo dei Principi di Geologia di Lyell
Qui la strada del monte finisce,
interrotta dal baratro dove il ponte
fu spazzato via dall’acqua, anni fa.
La porpora della prima speronella
brilla al primo sprazzo di sole
del mattino d’aprile. Il torrente
romba e fischia nella gola come
una palla di cannone. Vicino
alla cascata, la vita insormontabile
affluita qui con l’equinozio,
sensibile e sensuale, precipita fino
al mare e alla morte. La trama
di comprensione e angoscia
che stringe la carne in una camicia
di Nesso; la tela rappresa dell’io
e del non io; muta e macchia
il letto del sole con strali di fiori
come sangue sferzante l’acqua
che ribolle nell’aria vibrante.
Quest’ego, soggiogato dal dramma
personale e dall’anonimo
smisurato spirito di vendetta
del mondo crollato e in rovina,
indugia in quest’immortalità
insensibile e ardente come il flusso
lavico che un tempo bruciava
qui, e fermandosi disse: «Fin qui,
ma non oltre». E da allora parlò
nel semplice linguaggio della pietra.
—
Siamo distesi nudi nella calda
aria d’aprile sotto le sequoie
rosse, sul dirupo assolato.
Quando ti pieghi su di me,
sui tuoi fianchi vedo piccoli
segni rossi come morsi,
dove le pigne delle sequoie
hanno segnato la tua carne.
Sono gli stessi segni che si trovano
sulla lignite del dirupo sopra
di noi. Sequoia Langsdorfii
prima del ghiaccio, e dopo
sempervirens. Minima differenza
se non fosse per tutti quegli anni.
Qui, nel mortifero e dolciastro
fetore dei fiori di primavera,
relitti galleggianti insieme,
lavati, freddi e nudi, sotto
quest’albero per un istante
noi siamo sfuggiti all’amarezza
d’amore, dell’amore perduto
e dell’amore tradito. Ciò che potrebbe
essere stato e ciò che potrà essere
svaniscono insieme a ciò che è,
lasciando solo questi ideogrammi
impressi sugli idrocarburi
eterni della carne e della pietra.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Da The complete poems of Kenneth Rexroth, edited by Sam Hamill & Bradford Morrow, Copper Canyon Press, 2003
Stupenda, difficile immaginare che l'originale possa essere all'altezza estetica della traduzione.
RispondiEliminaAssicuro che lo è. Grazie, comunque.
RispondiEliminagrazie!
RispondiElimina