Le sei, tristi! Al fervore
delle strade alla nube
rosa e trepida al vento che la muove
a te così vicina
cantano le ore morte…
«In altra espio
notte senza concordia il respirarti».
Brulica in ampio spazio
ardua luce. Mi vivo
– per averti – fra ruderi sommersi
di memorie, deriva alle diurne
possibili apparenze. Ai molti inganni
tuoi consento. Altra voce
profferisce parole ora d’amore
e ora di minaccia. A che ti pieghi
in solitaria notte?
Transito a migrazioni il promontorio
a sua stagione inclina
e si concede. Eludi,
tu, consuete attenzioni. Mi sgomenta
come canto di passeri indolenti
il superstite amore
che ancora a sé ti lega.
dal poema inedito L'isola
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