ANCORA ULISSE
Un pover’uomo, un re in brandelli
reduce dai flutti a tante pietre
e rimembranze; un attaccante obliquo,
fuggitivo astuto da quei campi
d’odio e di sterminio infine
ritornato a pane d’orzo e quiete
in questo lento dopoguerra senza dèi.
Ricostruzioni attendono caparbie
le nostre mani ossute e la ragione
clauda dei sopravvissuti.
Vorrebbero che ripartissi,
parlano di gloria e conoscenza:
a un re di capre, che ritrova questa
moglie umana per divine
amanti abbandonate
e un regno di sterpaglie.
La vela ancora, il remo, il flutto
sul volto e il desiderio;
e l’orizzonte vuoto, mostri,
gorghi, terrori e piaceri;
ancora quello chiedono, a un pastore
che null’altro impetra che silenzio
e ben compatte mura, siepi
a chiudere la vista stanca
e un civile cenno presso la fontana.
Da Il bene della vista, Joker, 2006
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