Tu non sei Bébert, il gatto di Céline, e io non sono Céline
il tragico-ilare viaggiatore dell’interminabile notte del ‘900
al suo secondo incendio – il cantore dell’umano tracollo.
Li univa, lui e il gatto, la fuga da un castello all’altro,
la fine di un tempo depravato. Ora l’Europa non è in fiamme,
vi regna un’inquieta sazietà, un torpore da fatiche digestive,
un altro mondo preme ai suoi confini – vasto – la Storia,
sai, non si fa più qui, pulsa dove scorre il sangue, il mai
dismesso esercizio dell’uomo, e in rapidi falò vite e destini
brucia. Dove ogni cosa varia, si dissolve, si ricompone
di volta in volta e ancora si scompone in più indecifrabili forme.
Gatta mia, tu non sarai Bébert e io meno che mai Céline.
Sono il viaggiatore di un’epoca indistinta – incontrollata
disseminazione di eventi – in muta disperazione, privo
d’orientamento. La tua ritta coda piumosa, per quanto tu
ce la metta tutta, non è una barra, non indica vie d’uscita
o da intraprendere, mi guida casomai alle tue ciotole
che io – te lo prometto per l’ennesima volta – m’impegno
a rifornire sempre di ghiotto cibo – seppure inscatolato.
da Se fosse in te, mia gatta (raccolta inedita)
Nessun commento:
Posta un commento