Non volevo mangiarli.
Volevo averli – le pagnottelle tenere dei piedi,
le guance setose e il corto naso
premere il viso nelle pance rosa
solleticando, solleticando
e stringere e formare quel viluppo
che viluppo! Di eguali non ce n’è.
Non ero brutta. Mi ha imbruttita
la fame di una vita.
Sposai il vedovo che aveva due bambini
per farne altri che uscissero da me
ma venne la carestia
lui era tutto per loro e tutti e tre
via a ricordare insieme la defunta
mentre io rimestavo nel paiolo
la zuppa unta di niente
un uovo solo, quattro verdi patate
e centoquattro lacrime salate
Sfinito dal digiuno mi scansava
la notte mi privava del sollievo
che tutto il giorno pregustavo
Delirante di fame sognavo
di polli di conigli e una notte
sognai che mangiavamo i figli
l’unica soluzione era la morte
ma – la Guyana, Masada
tutto congiura a dire
che più si è più è facile morire:
moriamo in quattro insieme
dissi al mio sposo
hai il sistema nervoso
che non tiene
rispose stanco
girandosi su un fianco
raccolsi ancora i tuberi le erbe
le foglie meno dure
ma un mattino
presi i figli per mano
e li portai a cercare bacche più lontano
li ho perduti - dissi
(per non mangiarli lo tenni per me)
una carogna indegna, una vera matrigna
disse lui, e mi cacciò.
Giorni vagai, ero semi svenuta
quando vidi la casa abbandonata
fatta di pane e strutto
dolce e salata, stregata inventata
la mangiai q.b e poi sul letto
mi addormentai
Hansel usò il coltello,
Gretel lo porse al fratello.
Aprirmi, pancia piena e grembo vuoto
era fatale - un voto
che li teneva forti e uniti
poi mangiarono tutto, tetto
porte pareti
e risero, facendo rutti e peti
e dormirono
poi presero i gioielli dallo scrigno
e la via di casa – passarono uno stagno
grazie a un’oca benigna
tornarono dal padre fannullone
portandogli buona sorte
e più si disse di me e della mia morte
ma ero io l’oca buona, la matrigna,
dissanguata, trasformata, morta e resuscitata
che mai voleva mangiarli
e sempre averli
da Il padre di Cenerentola e altre storie (poesie e racconti inediti)
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