L’ACQUEDOTTO FELICE
I
Girano case e alberi
in questa periferia d’aprile,
persone e fontane girano
(giostra per spazi e immagini)
con la fragranza degli aromi.
Gli uccelli in volo
sopra queste nuvole
gorgheggiano rugiada e anice.
II
Il passero, il merlo, l’avocetta,
il trillo riconoscibile nell’aria
e nelle stanze del platano
per il piacere mio
di stupire e svelare (svegliare)
il bambino assopito
nell’abitudine formale.
III
Bambini in rincorsa
sui cicli abbandonati
da coetanei scontenti
pedalano costeggiando le mura.
A casa, con le grida
dei vicoli inquieti,
i resti di giornate luminose.
IV
Ai panni stesi, alla fontana,
agli orti allineati lungo la ferrovia
aggiusta il tiro questo clima.
La Primavera viaggia
dalle viscere della terra
fino all’occhio di Dio
che da un foro del cielo
acceca l’acquedotto.
V
Fascinoso il vento
che spazza il sentiero
— polvere e foglie in valzer —
rincorre cartacce ed echi
di questo quadro immobile
che si perde
sul confine del giorno.
VI
La linea bianca di un jet
è apparsa nel cielo,
lunga orma, segno di vita
come la scia delle testuggini,
sulla sabbia delle Galapagos,
dalla terraferma all’oceano.
VII
Il muschio tra le crepe del muro
insidia l’acquedotto
cupo sullo sfondo tenue
di un cielo marzoaprile.
Ma ride l’acquedotto felice.
Da Acquedotto Felice (raccolta inedita)
un emozione malinconica insegue i colori e la sfumature sulle foto di un viaggio dentro la propria vita, dentro quelle memorie che danno linfa vitale al poeta.
RispondiEliminaUn emozione che trapassa il mezzo giungendo con tutta la sua energia al lettore.
Cari saluti
Francesco