L’AMICO
CHE DORME
Che
diremo stanotte all’amico che dorme?
La
parola più tenue ci sale alle labbra
dalla
pena più atroce. Guarderemo l’amico,
le
sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo
sommesso.
La
notte avrà il volto
dell’antico
dolore che riemerge ogni sera
impassibile
e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà
come un’anima, muto, nel buio.
Parleremo
alla notte che fiata sommessa.
Udiremo
gli istanti stillare nel buio
al
di là delle cose, nell’ansia dell’alba,
che
verrà d’improvviso incidendo le cose
contro
il morto silenzio. L’inutile luce
svelerà
il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno.
E le cose parleranno sommesso.
Da
Poesie
del disamore,
Einaudi, 1973
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